La strada romana in territorio valdostano - la via delle Gallie - da Eporedia (Ivrea) giungeva ad Augusta Praetoria (Aosta), dove si biforcava per raggiungere i valichi del Summus Poeninus (Gran S. Bernardo, m. 2473 s.l.m.) e dell'Alpis Graia (Piccolo S. Bernardo, m. 2190 s.l.m. ). Caratterizzata lungo tutto il suo percorso da opere di elevato impegno progettuale e tecnico - tagli della roccia, sostruzioni e viadotti, ponti allo sbocco dei torrenti delle vallate laterali - , essa rendeva stabile un cammino che, noto e frequentato almeno a partire dal III millennio a. C., avrebbe continuato a svolgere la sua funzione di tramite fra mondo mediterraneo e oltralpe ancora nel Medioevo, come parte di primo piano nel sistema della via Francigena, e in età moderna. Non si dispone, al momento, di dati per una più precisa collocazione cronologica delle opere e delle infrastrutture stradali di età romana in Valle d'Aosta, generalmente considerate posteriori alla campagna di guerra finale contro il popolo autoctono dei Salassi (25 a.C.); è certo, invece, che il segmento viario in direzione del Summus Poeninus fu reso carrozzabile solo intorno alla metà del I sec. d.C. Fonti di età romana e tardoantica (Itinerarium Antonini, Tabula Peutingeriana) riportano, oltre a quello della città di Augusta Praetoria, i nomi di alcune località minori - Vitricium, Eudracinum, Arebrigium, Ariolica - situate lungo la strada del fondovalle e i due rami in direzione dei colli principali. La toponomastica valdostana odierna, inoltre, conserva traccia di probabili mutationes - stazioni per il cambio delle bestie da soma e per la sosta rapida dei viaggiatori - situate a dieci, nove, sei e quattro miglia da Augusta Praetoria, mentre entrambi i colli mostrano i resti archeologici di estesi complessi, comprendenti edifici attrezzati per la sosta prolungata e il ricovero di uomini e animali (mansiones) e luoghi di culto, tanto più desiderabili, questi ultimi, nel corso di un viaggio reso particolarmente difficile dalle asperità della montagna. Sul pianoro del Summus Poeninus si ringraziava dunque Iuppiter Poeninus con oggetti votivi e tavolette di bronzo iscritte da appendere alle pareti di un piccolo tempio di tipo classico; alla sommità dell'Alpis Graia, invece, un tempietto (fanum), la cui architettura mantiene l'impronta della tradizione preromana, accoglieva probabilmente i devoti di Ercole Graius