Lo Stadio Flaminio, progettato da Pier Luigi Nervi con il figlio architetto, Antonio, tra il 1957 e il 1958, fu realizzato in occasione della XVII Olimpiade di Roma (1960) e inaugurato nel 1959. L’area alla fine degli anni cinquanta fu destinata ad ospitare il nucleo principale delle nuove attrezzature progettate per la XVII Olimpiade di Roma: il Villaggio Olimpico di A. Libera, L. Moretti, V. Cafiero, V. Monaco e A. Luccichenti (1960), il viadotto di corso Francia di P.L. Nervi (1960), il Palazzetto dello Sport di A. Vitellozzi e dello stesso Nervi (1958), il Palazzo delle Federazioni Sportive di P. Carbonara.
Lo stadio, destinato al calcio, poteva ospitare circa 50.000 spettatori e comprendeva anche quattro palestre, una piscina, bar, spogliatoi, pronto soccorso, completati da impianti all’avanguardia.
Il calcestruzzo fu impiegato in diverse modalità e in forme originali: in getti in opera per i grandi telai strutturali, in elementi prefabbricati per le gradinate, in lastre ondulate di ferrocemento realizzate a pie’ d’opera su apposite controforme per la pensilina. Questa opera dimostra come nel progettare Nervi mirasse direttamente alla costruzione, convinto che l’ubbidienza alle leggi della statica sia di per sé garanzia di riuscita estetica.
Dopo diversi anni di abbandono, lo stadio versa oggi in uno stato di grave degrado. I processi di alterazione sono riconducibili principalmente a tre cause: interventi impropri che non hanno rispettato il carattere dell’organismo, diffuso degrado dovuto al lungo periodo di abbandono, invecchiamento fisiologico dei materiali e degli impianti.
Lo Stadio è proprietà di Roma Capitale e attualmente è in fase di compimento la procedura di tutela da parte della Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma.