SEGHERIA VENEZIANA

DIMARO, TRENTO

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SEGHERIA VENEZIANA
Posta al margine dell’abitato di Dimaro accanto alla strada statale per Madonna di Campiglio, la Segheria costituisce un luogo di grande interesse e valore storico culturale. Grazie ad alcuni documenti è possibile farne risalire l’esistenza almeno ai primi dell’800. Essa è rimasta operativa fino al 1960. Nel tempo è stata oggetto di numerose ristrutturazioni e modifiche, sia nell’assetto formale della struttura in legno, sia nelle funzionalità operative dei meccanismi in legno e ferro. Il Comune di Dimaro si è attivato per ripristinare totalmente l’edificio fino a renderlo agibile e funzionante, restituendo alla Segheria Veneziana l’immagine storica “originaria”. Attraverso un percorso didattico-espositivo è possibile visitare l’edificio per ammirare i vari meccanismi interni artigianali eseguiti in legno e ferro; tutte le funzioni sono descritte in pannelli illustrativi, accessibili anche a Segheria chiusa durante i periodi in cui non si effettuano visite guidate. Il maglio è un grosso martello azionato dalla forza dell’acqua con il quale si appiattiva e si lavorava il ferro (estratto principalmente dalle miniere di Comasine in Val di Peio). Ancora oggi si possono vedere le “préde”, ovvero i supporti in granito inseriti profondamente nel terreno sui quali oscillavano i martelli dei magli. In questo opificio funzionavano 3 magli. Vicino al maglio si attrezzava il forno per il riscaldamento del metallo, le fucine, l’incudine, la mòla ed altri attrezzi tipici dell’attività metallurgica. La presenza di un numero elevato di magli testimonia l’esistenza di un antico e complesso distretto industriale sviluppatosi grazie al fatto di trovarsi sull’unica via di collegamento tra la Val Rendena e la Val di Sole ed avere abbondanza di legname ed acqua. RACCONTO DEI TRE MAGLI Riportiamo qui un’antica storia che i nonni di allora (fine Ottocento) raccontavano ai bambini a proposito dei tre magli. Il primo maglio di grandi dimensioni aveva la funzione di sagomare i pezzi di ferro più grossi. I suoi colpi erano lenti e cadenzati. Il suo suono era cupo e grave. Ritmicamente sembrava dicesse: ”DEBITÓN... DEBITÓN... DEBITÓN...(grosso debito)”. Di fronte un maglio un poco più piccolo. Con colpi un poco più veloci. Con un suono più dolce e metallico. Sembrava rispondere: “ ... pagheren! ...pagheren! ...pagheren! (pagheremo!)”. A lato il più piccolo dei tre magli batteva sulla sua incudine con colpi veloci e quasi stridenti e diceva a sua volta: “Con che?! Con che?! Con che?! (Con cosa?!)“. Probabilmente questa storia, oltre al tentativo di quietare ed addormentare i numerosi bimbi, aveva lo scopo di rimarcare la durezza del lavoro del fabbro battiferro e i suoi scarsi guadagni. MECCANISMI CHE REGOLANO IL FUNZIONAMENTO DEL MAGLIO: La ruota viene azionata dall’energia cinetica dell’acqua La rotazione viene trasmessa ad un albero ad essa collegato. L’albero trasmette energia al manico attraverso le palmole (inserti in ferro posti radialmente su di esso) Le palmole a seguito del loro movimento rotatorio azionano il manico battendo sul palmolin (inserto in ferro posto all’estremo superiore della coda del manico). Il manico, facendo perno sulle imposte (ciocare), assume un movimento verticale. Sulla parte finale del manico è posto il martello o “testa d’asino” che, sfruttando il movimento verticale, serviva a modellare il ferro.
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