SCIESOPOLI EBRAICA(1945-1948)

SELVINO, BERGAMO

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SCIESOPOLI EBRAICA(1945-1948)
Il complesso fu realizzato per volontà dell’amministrazione fascista del Comune di Milano come colonia alpina. Il progetto fu affidato nel 1932 all’architetto razionalista milanese Paolo Vietti Violi, autore di molte strutture sportive, tra cui l’Ippodromo di San Siro. Il cantiere cominciò nello stesso 1932, l’inaugurazione avvenne con molta risonanza l’11 giugno 1933 (anche se gli ultimi lavori si conclusero l’anno successivo), nel dodicesimo anniversario della nascita del gruppo fascista milanese intitolato ad Amatore Sciesa, eroe del risorgimento italiano e della lotta contro gli austriaci, da cui deriva il nome Sciesopoli. La costruzione fu un evento straordinario, che contribuì in maniera determinante all’economia della piccola Selvino. Il complesso si articola in un edificio di 8mila mq, circondato da un parco di 17mila mq. Tra il 24 settembre 1945 e l’ottobre 1948 Sciesopoli ospitò, a scaglioni, 800 bambini ebrei da 0 a 19 anni, orfani dei deportati non sopravvissuti ai campi di concentramento, sotto la cura di esponenti della Comunità ebraica di Milano e della Brigata Ebraica, una formazione militare inquadrata nell’esercito britannico che svolse numerose attività di supporto alle popolazioni ebraiche liberate. Tutti i bambini furono progressivamente imbarcati clandestinamente alla volta della Palestina, dove una parte di loro ha contribuito a fondare il kibbutz di Zeelim, nel deserto del Negev. Sono ancora in vita circa 50 ex bambini di Sciesopoli, tutti tra gli 80 e i 90 anni, nessuno dei quali vive in Italia, ma che si riuniscono periodicamente. La maggioranza in Israele, alcuni negli Stati Uniti, in Canada, in Inghilterra. Due “due Bambine di Selvino”, Haviva Borst e Ada Ravid, in un incontro all’Istituto Avshalom di Tel Aviv lo scorso maggio hanno dichiarato: “A Sciesopoli abbiamo riguadagnato la nostra umanità, abbiamo riguadagnato la nostra infanzia”. Fino al 1983 Sciesopoli restò di proprietà del Comune di Milano, gestita dallo IAMA, Istituto Assistenza Minori e Anziani. Fu venduta all’asta negli anni Novanta e acquistata da un’immobiliare, la Schiavo, di Vallo della Lucania, che aveva in mente di trasformarla in albergo in un periodo in cui Selvino era un centro frequentato per gli sport invernali. Decaduta la vocazione turistica dell’area, decadde anche il progetto. Da anni l’immobiliare cerca di venderla, ma non trova alcun acquirente. Di fatto l’edificio è abbandonato dal 1983 ed è pericolante. Nel 2015 il MiBACT ha emesso un decreto di vincolo per il doppio valore artistico e storico dell’edificio. Il comitato attivo a favore del Bene auspica il recupero e la valorizzazione di questo luogo della memoria, di straordinaria forza simbolica.
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