Esistono due tradizioni che tramandano le vicende dell’origine di questo edificio religioso, chiesa-ponte posta a cavallo del torrente Tisone.
Una leggenda locale narra che il brigante Fereolo, stanco della sua vita, si ritirò sulle sponde di un torrente di Tavernerio, facendo penitenza e chiedendo perdono a Dio; raggiunto dai suoi vecchi compagni ladroni fu ucciso per il suo tradimento: sul luogo dell’assassinio, sorse una cappella in sua memoria. Nella cultura cristiana, invece, san Fereolo fu un soldato romano martirizzato, come molti altri, all’epoca dell’imperatore Diocleziano a causa della sua fede. La tradizione popolare vuole che l'acqua che sgorga da una parete dell'edificio sia il sudore del santo, mentre quella della fonte che sgorga sotto il ponte abbia poteri curativi.
All’inizio del XVII secolo fu costruito l’attuale edificio, inglobando un primitivo sacello, ancora visibile.
L’edificio presenta una facciata a capanna, sulla quale si aprono il portale d’ingresso, una finestra a lato di questo e una lunetta posta superiormente; la zona absidale è in parte celata, in quanto incassata nella collina retrostante. Sulla falda sinistra del tetto si imposta un piccolo campanile a vela.
L’interno è un’aula a navata unica, nella quale è incorporata l’area presbiterale: questa si distingue dall’aula in quanto delimitata da balaustre. Sulla parete di fronte all’ingresso si aprono due porte: a sinistra si accede ad un locale che funge da sacrestia, mentre a destra al sacello primitivo. Sulla stessa parete sono da notare decorazioni ad affresco databili all’epoca della riedificazione della chiesa: Sant’Antonio abate e San Pietro martire affiancano una Madonna con Bambino tra sant’Essuperio e santa Caterina d’Alessandria, dipinto notevolmente danneggiato che incornicia la statua di San Fereolo; alla sommità è raffigurato Dio Padre.
Nel sacello primitivo si può ancora osservare, nonostante il cattivo stato di conservazione, una Crocifissione quattrocentesca.