[...] Correva l'anno 1595 -governando Clemente VIII la Chiesa Universale e Marcello Acquaviva l'Archidiocesi di Otranto--quando un avvenimento straordinario richiamò l'attenzione di tutti. A un pastorello, che aveva menato al pascolo un branco di pecore sulla descritta collina del Montevergine, nel troncare forse qualche virgulto per farsene un vincastro, sfuggì di mano un coltello. Dettesi tosto a ricercarlo tra l'erbe ed i forti cespugli là dove avealo veduto cadere. Ma ecco che si accorge essere il ferro andato giù in una buca profonda... Tentò ogni via per ricuperarlo, ma ogni sforzo fu vano... Il pastorello allora, rammaricato, ruppe in gemiti e in lagrime... Mentre così si accorava, sentì salire un soavissimo profumo dal fondo della buca, e poi vide laggiù splendori che non erano terreni, ed ecco in mezzo a questi apparire una donna di celestiale bellezza, che prendendo il coltello caduto, glielo porge amorevolmente dicendo: or va, figliuolo, e da parte mia annunzia all'Arciprete di Palmariggi che io qui l'attendo, e venga col popolo. Ciò detto disparve... il parroco di quel tempo era un Francescantonio Federici. Questi, uomo di grande pietà, indovinò chi fosse Colei che lo invitava sulla collina e convocato il popolo, con esso colà si recò divotamente. Ritrovata la buca... con loro meraviglia trovarono che nel sasso si allargava una grotta, e a oriente della medesima, osservarono elevarsi un rustico altare con sopra dipinta l'immagine della Beatissima Vergine col Bambino Gesù fra le braccia. [...] (IL MONTEVERGINE storia antica e nuovo risveglio, anno 1934 - XII)
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