Il santuario della Madonna di Loreto, sorto a Chiavenna nel 1618, è uno dei primi con questa dedicazione in Lombardia, e si rifà alla Santa Casa di Loreto presso Recanati, in provincia di Ancona, giunta nel 1294 da Tersatto, oggi quartiere della città di Fiume in Croazia. Lì era arrivata tre anni prima da Nazareth, dov’era minacciata dai musulmani. La si vorrebbe trasportata dagli angeli, ma oggi si ritiene che sia giunta dalla Palestina via mare a cura di una famiglia Angeli.
Fu il 12 marzo 1618 che la vicinanza di Dragonera, che poi si chiamerà Loreto, decise di costruire una chiesetta sul pendio a vigneto delle Alpi Retiche. Il 27 seguente l’arciprete Giovan Pietro Paravicini pose la prima pietra e il 5 luglio benedisse la chiesetta, dopo averle donato la statua in legno intagliato e dipinto eseguita a Milano.
L’edificio originario ha le stesse dimensioni della Santa Casa, dove abitò la Sacra Famiglia, conservata nel santuario marchigiano.
La generosità di privati permise l’ampliamento della chiesa originaria, con l’aggiunta nel 1625 di una cappella a destra. Una decina di anni dopo un’altra cappella simmetrica affiancava quest’ultima. Una scalinata centrale saliva in facciata. Fino alla fine del secolo si lavorò ad allungare le due cappelle laterali e ad aggiungere una nuova area davanti alla Santa Casa, chiudendo l’area con una facciata dotata di tre porte. Sulla sinistra si innalzò uno snello campanile, che fu accompagnato da un altro simmetrico solo nella seconda metà del secolo seguente. Iniziò anche la costruzione della balconata, che fu completata nel 1730.
Nella Santa Casa, dove si notano ancora oggi i pollici delle porte che la chiudevano quando non era inglobata in una chiesa più ampia, l’altare attuale in radica di noce, che ospita nella nicchia la statua seicentesca della Madonna con bambino, è opera di fine seicento di frate Giuseppe da Molteno e arrivò qui dalla chiesa di San Giuseppe, annessa al convento dei Cappuccini di Chiavenna, soppresso, come molti altri, da un decreto di Napoleone.
Un altro altare è addossato all’esterno della parete di chiusura della Santa Casa con un grande olio su tela, raffigurante l’Annunciazione, opera di Giacomo Guglielmetti di Mendrisio (1716). Allo stesso autore si devono le 16 tele con episodi della vita della Madonna, commissionate da varie famiglie del luogo e oggi appese lungo le pareti della chiesa esteriore.
L’altare attuale in marmo fu eseguito nel 1797 da Gabriele Longhi di Viggiù, mentre la balaustra che delimita il rettangolo del presbiterio e il suo pavimento si devono a Pietro Pirelli di Varenna (1892).
Le due eleganti acquasantiere in pietra ollare, poste ai lati dell’ingresso principale, sono datate 1769 e 1779.
Nella cappella di sinistra l’altare in legno dipinto del 1722 proviene dalla chiesetta di Santa Rosalia, costruita durante la peste del 1629-30 in Oltremera a Chiavenna e soppressa nel 1939. La pala a olio su tela raffigura la santa tra gli appestati, devozione importata da emigranti locali per lavoro a Palermo.
Nella cappella di destra è esposto un grande Crocifisso seicentesco in legno, proveniente dalla chiesa di San Pietro, annessa al convento delle suore agostiniane, anch’esso soppresso da Napoleone nel 1810.
Sulla destra è esposta una statua in legno intagliato di Madonna, già nella nicchia esterna al centro della facciata. In origine poteva essere una Addolorata o addirittura una Maddalena o una pia donna.
Tra gli altri quadri esposti nella navata sinistra, di epoca settecentesca, si segnalano quello con il trasporto della santa Casa e, anche per la sua importanza storica, l’ex voto su tela dei primi decenni, dove la chiesa compare ancora con un solo campanile. È un’altra opera da assegnare al Guglielmetti.