Il santuario diocesano dei santi martiri Alfio, Filadelfo e Cirino in Lentini, più comunemente noto come “Chiesa della Fontana”, è tra i luoghi sacri più cari dell’intera comunità religiosa legata al culto e alla devozione verso i tre santi fratelli, patroni della città di Lentini e di molte altre città della Sicilia. Proprio il carattere condiviso del culto, rende questo luogo meta di pellegrinaggi da parte di devoti dei tre santi, provenienti da tutte le parti del mondo. Lentini, infatti, è la città in cui i tre santi fratelli pugliesi subirono il processo, il martirio e in cui furono sepolti i loro corpi.
La chiesa, per l’appunto, già dedicata a San Mercurio, si erge sul luogo in cui in cui i santi Alfio, Filadelfo e Cirino subirono il martirio il 10 Maggio del 253 d.C. e, insieme alla “Grotta dei Martiri” (in cui i tre santi furono imprigionati) e alla Chiesa Madre Ex-Cattedrale (eretta sulle tombe dei 3 santi fratelli), è una meta imprescindibile di questo tour religioso.
In una rappresentazione cartografica manoscritta della città di Lentini del 1584, conservata presso la Biblioteca Angelica di Roma, redatta su incarico del vescovo agostiniano Angelo Rocca, tra i vari edifici religiosi elencati in legenda si distingue “la fontana di li Sancti Martyri”, a testimonianza che la chiesa nel ‘500 era già esistente.
Dopo il disastroso terremoto del 1693, la chiesa fu riedificata nello stesso luogo, tra la via Paradiso e la via Fontana e fu completata e riaperta al culto nel 1711.
L’edificio oggi si presenta a navata unica quadrangolare senza transetto, ha una copertura a botte e un catino absidale nel quale è inglobato un pozzo; la facciata è a capanna e ad essa vi si accosta la loggia campanaria, eretta sopra i locali dell’attuale sagrestia.
La precedente chiesa era stata edificata all’inizio del XVI secolo nel luogo in cui, secondo le indicazioni date in sogno dai tre fratelli alla devota Maria Seja, fu ritrovata la fonte scaturita a seguito del martirio di Alfio. Sull’arco che separa la navata dal presbiterio, infatti, si trova un cartiglio che recita “Non Lympha hic Fons sanctorum sed Sanguine Turget” specificando che quel luogo, in origine, fu fonte non di acqua, ma di sangue.
Il Santuario custodisce al suo interno pregevoli opere d’arte, tra cui le preziose sculture cinquecentesche a grandezza naturale dei tre Santi Martiri seduti in trono.