Tracce di antiche fornaci e varie testimonianze d’archivio hanno fatto presupporre l’esistenza di un’attività ceramica a Santo Stefano di Camastra (Messina) sin dall’epoca araba. I primi ritrovamenti ceramici risalgono alla scoperta del vecchio cimitero comunale (1878-1880). Il cimitero vecchio rappresenta l’espressione più genuina della creatività degli artigiani stefanesi. I manti ceramici ritrovati sulle tombe costituiscono il più vasto campionario di produzione maiolica pavimentale.
La ricostruzione della città, avvenuta nel 1682, diede un forte impulso alla produzione dei laterizi (tegole e mattoni), la quale trasse vantaggio dallo spostamento del centro abitato più a valle, dove esistono cave di argilla più pregiate. Nel XVIII secolo, quando il cotto comincia ad essere smaltato, l‘arte fittile stefanese subisce un grande salto di qualità, potendo così competere con quelle di Caltagirone, Palermo, Trapani e Napoli: il merito è soprattutto dei mattoni stampati, ottenuti pressando in cassette di legno l’argilla che, asciugando, si riduce alla tradizionale misura di 20 centimetri per lato. Le ambrogette, essiccate, trascorrono venti ore nei forni abbondantemente alimentati con fascine di legna: un cottura assai più lunga del consueto; il raffreddamento richiede due giorni pieni.