La chiesa di San Giovanni Battista e il ricordo di Gigino insieme per testimoniare la bellezza che deriva dall’opera dell’uomo; la bellezza estetica che muove sentimenti di armonia e quella che deriva dall'agire umano empatico e gratuito. Insieme per proteggere e custodire quanto di materiale e immateriale l’opera umana ha lasciato e trasmettere alle nuove generazioni il valore della responsabilità e della partecipazione. La chiesa è adiacente all’antico immobile che dal 1861 divenne sede dell’ex Ospedale di San Giovanni Battista. In molti l’hanno dimenticata o ne conservano solo un vago ricordo dopo il trasferimento delle strutture ospedaliere nella nuova sede; essa rappresenta invece una testimonianza importante della vivacità artistica della Foligno rinascimentale, serbando al suo interno affreschi attribuibili ad artisti attivi già dalla seconda metà del XV secolo. L’antico nome dell’edificio, un tempo noto come San Giovanni Battista de’ Pugillis, si deve alla sua ubicazione nell’antico rione delle Puelle sviluppatosi in età medievale. La fondazione della chiesa risale probabilmente al XIII secolo, ma del suo antico aspetto non conserva più alcuna traccia dopo gli interventi di restauro realizzati a partire dal secondo decennio del ‘700. Recentemente l’edificio compresa la facciata è stato interessato da lavori di restauro volti principalmente al consolidamento della struttura, compromessa dagli eventi sismici degli ultimi decenni. L’interno della chiesa si caratterizza per l’unica navata coperta da volta a botte. Nel catino absidale è visibile una Incoronazione della Vergine attribuita alla cerchia dei pittori della famiglia Nasini, originari del territorio senese e attivi tra il XVII e il XVIII secolo. Un crocifisso ligneo risalente al XVI secolo si trova alle spalle del bell’altare settecentesco. In controfacciata una graziosa balconata, decorata esternamente con strumenti musicali e putti tra racemi vegetali, poteva ospitare il coro e forse anche un organo. Sulle pareti laterali si susseguono quattro nicchie voltate a tutto sesto e profilate con semplici modanature in stucco. Di rilievo gli affreschi. Una Crocifissione e una Madonna in trono col Bambino e due angeli tra Sant’Antonio di Padova e un Santo Vescovo di recente e certa attribuzione al pittore Bernardino Mezzastris, figlio del più celebre Pierantonio; una Natività attribuita al pittore Feliciano de ‘Muti, artista dal 1473 al 1501 legato all’ambiente artistico locale dominato dall’Alunno e da Pierantonio Mezzastris. Alcuni affreschi appaiono lacunosi in diverse zone della superficie pittorica non solo a causa dell’umidità che ne ha probabilmente provocato il distacco, ma anche per un trattamento poco rispettoso delle opere, testimoniato dall’ampia lacuna a mo’ di cornice rettangolare che compromette la corretta lettura della Crocifissione di Bernardino Mezzastris sulla parete destra. In questa chiesa Luigi Paternesi, Gigino, si fermava ogni sera prima di far visita ai bambini ricoverati nell’attiguo ospedale con la sua borsa nera carica di disegni. Per 35 anni, dal 1963 al 1998 anno della scomparsa, ha dedicato il suo tempo e il suo “cuore” agli altri. Gigino era maestro nel disegnare e sintetizzare in un tratto di matita momenti di felicità, nel raccontare una favola e una storia. Disegni semplici da colorare e dare a chi li riceveva la fiducia che sarebbero stati completati nel migliore dei modi. Un uomo minuto e riservato dagli occhi vivissimi, dalle parole garbate e dall’agire discreto, ma grande della sua passione per l'umano, capace di stupirsi per la luce presente negli occhi di tutti e ciascuno e capace di trovare ricompensa delle sue buone azioni nelle buone azioni stesse. A 100 anni dalla nascita la figura di quest’uomo è viva nei cuori di quanti lo hanno conosciuto o anche solo incontrato e incoraggia a conservarne la memoria attraverso la creazione di uno spazio dedicato in un luogo vicino all’Ospedale dove incessante è stata la sua opera.