Il promontorio del Circeo, circondato da chilometri di spiaggia bianca, dune e macchia mediterranea, domina il territorio dell’Agro Pontino: un’estesa laguna con grandi laghi costieri e zone umide, la cui bonifica, cominciata ai tempi dei romani, fu portata a compimento dal regime fascista che vi fondò Sabaudia, perfetto modello di architettura razionalista. La città fu costruita su un lembo di terra tra costa e laghi. A soli 90 km dalla Capitale, ben presto diventò centro di villeggiatura marina e di rappresentanza, molto frequentata dalla Roma “bene” (vip compresi). Fu costruita nel 1934, nel tempo record di 253 giorni, grazie all’ingegno architettonico razionalista del Ventennio. Il suo toponimo fu scelto per onorare la famiglia reale, i Savoia, che allora governavano l'Italia. La città è il prodotto di un concorso di progettazione bandito dall’Ente gestore della bonifica (l’Opera Nazionale Combattenti), i cui vincitori furono quattro giovani architetti: Gino Cancellotti, Eugenio Montuori, Luigi Piccinnato e Alfredo Scalpelli. Essi presentarono un piano di stampo razionalista con significativi riferimenti alla tradizione dello spazio urbano tipico delle città italiane. La disposizione degli edifici, in travertino bianco locale, si articola attorno alla Torre Civica e riflette l'armonia tipica dell'estetica fascista: forme pure, linee rette e “scorci metafisici”. “Lo slancio virile della linea retta che crea a destra e a sinistra quadrati di energia realizzatrice e va a pugnalare il lontano languore cascante di terre erbe mare cielo”. Filippo Tommaso Marinetti, fondatore del movimento futurista italiano
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