ROCCA DI CITTAREALE

CITTAREALE, RIETI

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ROCCA DI CITTAREALE
« L'ossa del corpo mio sarieno ancora In co del ponte, presso a Benevento, Sotto la guardia della grave mora. Or le bagna la pioggia e move il vento Di fuor dal regno, quasi lungo il Verde, Dov'ei le trasmutò a lume spento. » ....Nonostante siamo a conoscenza di una lettera del 4 aprile 1280, che Carlo invia al Giustiziere d'Abruzzo Guglielmo Brunello, sollecitandolo a recarsi con l'Angicourt a ispezionare i lavori di costruzione del Castrum di Ripa di Corno, che dovevano essere terminati con sollecitudine, l'identificazione dell'intervento angioino nel preesistente impianto federiciano è tutt'altro che agevole , proprio come accade nella struttura difensiva di Cittareale. Analogia questa molto importante, in particolar modo se non dimentichiamo la similarità anche nell'assetto fortificato che si registra fra i due centri. Una volta formulata l'ipotesi che il primitivo impianto fortificatorio cittarealese sia riconducibile al secolo XIII secolo e che, dopo la caduta della dinastia sveva, esso sia passato nelle mani della Corona angioina, rimane assai probabile che i nuovi regnanti abbiano voluto recuperare in tempi brevi l'efficienza dell'importante avamposto, in ragione della necessità di rafforzare la linea del confine con lo Stato della Chiesa, fondando un nuovo organismo urbano – Cittareale – e dotando la torre triangolare del primitivo castello-recinto dei tipici accorgimenti difensivi dell'epoca. Ma, mentre sembra ormai certo che Civitas Regalis fu edificata con decreto di re Roberto nel 1329, resta ancora un mistero l'identità del personaggio che provvide alla munizione di quest'area prima della fondazione angioina. Al riguardo mi piace rammentare che la Rocca di Cittareale è ricordata nella tradizione toponomastica locale come la Rocca di Re Manfredi. A tale credenza cercò di dare fondamenta storiche il D'Andreis , giustificando l'idea di una fortificazione della zona da parte degli svevi sulla base della necessità di difendere una posizione strategica rispetto ai due accessi obbligati al Regno di Sicilia: «Non immemore di passate esperienze di invasioni e sorprese, re Manfredi, consolidato il potere in Sicilia e nel resto dell'Italia meridionale, volse lo sguardo agli estremi confini settentrionali del suo regno, difesi da poderose catene montuose, ma anche esposti ad invasioni improvvise attraverso i valichi che da Spoleto, lungo la valle Nurcia, portano alla valle del Velino nonchè dai valichi che, risalendo il Tronto, si affacciano anch'essi alla valle del Velino attraverso il passo di Torrita lungo la storica Via Salaria. Così nacque su un poggio inespugnabile, a poca distanza dalle sorgenti del Velino, la Rocca turrita che Manfredi volle grandiosa e fornita dei più moderni mezzi difensivi consentiti dai tempi» ....Per di più non sappiamo pressochè nulla per l'età di Manfredi: con la fine del governo di Federico II si apre per noi una grossa lacuna nella tradizione documentaria relativa all'amministrazione sveva dei castelli, riferita proprio al governo di Corrado e Manfredi. Questa preliminare considerazione dovrebbe già di per sè fornire una giustificazione alla mancata citazione della Rocca di Cittareale negli elenchi dei castelli del periodo svevo. Ma non escludo che il vero motivo della sua presunta assenza sia riconducibile non tanto al fatto che il complesso fortificato non esisteva ancora a quell'altezza cronologica, quanto alla nostra ignoranza in merito alla sua denominazione originale: la denominazione della zona prima della fondazione angioina di Cittareale, infatti, ci sfugge, e, del resto, non tutti i castra citati nelle liste del secolo XIII sono stati a tutt'oggi identificati. L'ipotesi che l'edificazione dell'impianto difensivo originario di Cittareale sia da riferirsi al Duecento nasce, oltre che dai caratteri non angioini della torre, anche e soprattutto dalla convinzione che il modello dell'impianto fortificatorio individuato nella zona sia da ascriversi prop
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