ROCCA  DI ARQUATA DEL TRONTO

ROCCA DI ARQUATA DEL TRONTO

ARQUATA DEL TRONTO, ASCOLI PICENO

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ROCCA DI ARQUATA DEL TRONTO
La storia e le vicende della Rocca sono strettamente legate e si fondono indissolubilmente con quelle di Arquata. Da sempre territorio di confine e spesso contesa, con aspre battaglie e lotte furibonde, tra le città di Ascoli Piceno e di Norcia. Quest'ultima soprattutto interessata a conquistare uno sbocco sul fiume Tronto e sulla via Salaria. L'origine di questo insediamento militare ebbe inizio tra l'XI e il XII secolo,epoca in cui fu avviata la costruzione delle opere di fortificazione sul colle. A questo primo momento dell'incastellamento seguì un graduale e progressivo incremento di nuove strutture, elevate nei secoli successivi, al fine di potenziare le funzionalità del presidio. Nel corso del XII secolo, come risulta dal Regestum Farfense, l'abate Berardo III, acquistò il contado e la Rocca di Arquata («Arquatam adquisivit et roccam de Cupulo»). L'imperatore Enrico V di Sassonia, mediante un diploma ne confermò il possesso all'abbazia reatina. Nei primi anni del XIII secolo ebbe inizio il fiorire e lo sviluppo del borgo intorno alla fortezza che si dichiarò libero comune.Dopo la scomparsa di Federico II, la città di Ascoli si preoccupò di consolidare gli avamposti di difesa dislocati ai confini del territorio, minacciati dalle aspirazioni di Manfredi di Sicilia, figlio del re svevo. Per queste ragioni la città marchigiana fu costretta «a fabricar negli Appennini un Forte per guardia dei confini occidentali affin di cautelarsi dalle scorrerie dei norcini».Nel corso del XIII secolo, furono costruite le mura di cinta e la roccaforte posta a guardia e a difesa della zona montana della Valle del Tronto. Alla realizzazione dell'opera contribuirono concretamente anche Amatrice e Castel Trione. Norcia, confederata con Arquata dal 1251, il 7 agosto 1255, la cedette ad Ascoli insieme ai possedimenti di Accumoli, Sommati, Tufo, Capodacqua, Roccasalli e Terre Summantine. Dal XIII al XVI secolo, la Rocca ed Arquata vivranno alterne vicissitudini fatte di guerre e conflitti con gli altri castelli vicini, specialmente con Norcia, mentre il dominio sulla fortezza sarà rivendicato e conteso da Ascoli. Negli anni 1798 e 1789, nel periodo della dominazione francese, Arquata fu assorbita nel territorio del Dipartimento del Clitunno che aveva per capoluogo la città di Spoleto. La caduta del regime repubblicano nel 1798 condusse al ripristino delle istituzioni del Governo Pontificio. Durante il periodo della dominazione francese in Italia, la Rocca fu parzialmente ristrutturata, dotata di casematte e piazzole d'artiglieria ed ospitò un permanente presidio militare. Divenne capoluogo di Cantone e terzo fortilizio del Dipartimento del Trasimeno dopo Spoleto e Perugia fino a quando si restaurò il Governo Pontificio e tornò a far parte della provincia di Ascoli Piceno. Nel 1860 Arquata e la sua Rocca furono annesse al Regno d'Italia.La fortezza fu poi abbandonata alla corrosione del tempo e si trasformò in un rudere. Alla fine del XIX secolo ebbero luogo i lavori di restauro che ricomposero la torre più alta, il torrione esagonale e la cortina che collega i due edifici. Come in tutti i territori di questa zona, anche la Rocca cela un mistero di leggenda tra le sue mura. Secondo la tradizione popolare, la Rocca di Arquata fu residenza della regina Giovanna d'Angiò tra il 1420 ed il 1435. La sovrana, probabilmente, avrebbe ricostruito la Rocca che, all’epoca, rappresentava l'ultimo avamposto di difesa del Regno di Napoli. Il racconto vuole che la sovrana era abituata ad invitare nella sua stanza, posta sulla torre più alta, i giovani pastori per intrattenersi con loro durante la notte. Il destino e la sorte degli ospiti erano però legati al giudizio della donna che, se non contenta, non esitava a far appendere i malcapitati ai torrioni del maniero. Da questa storia deriva definizione "Castello della Regina Giovanna.
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