RICETTO DEL LUOGO DI BRUSASCO (BORGO GARIBALDI)

BRUSASCO, TORINO

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RICETTO DEL LUOGO DI BRUSASCO (BORGO GARIBALDI)
Oasi d'altri tempi fra le colline A sud del capoluogo ed in cima ad una collina si trova il Borgo del Luogo, frazione di Brusasco, nota anche col nome di Borgo Garibaldi. Il nome Luogo deriva dal latino lucus, ossia bosco sacro. Qui nel medioevo, a difesa degli abitanti, sorse il primo nucleo del castello, a fianco del quale fu realizzato anche un ricetto, del quale rimangono molte testimonianze. Fra queste si segnala la Porta di San Sebastiano, che era una delle due porte che consentivano l'accesso al ricetto del Luogo. Sulla Porta di San Sebastiano sono ancora visibili l'antica struttura merlata, l'accesso pedonale e l'accesso carraio. Di struttura molto simile doveva essere la porta Cerrone, che sorgeva nella posizione dell'attuale campanile della chiesa di San Bernardo. Meritevoli di essere ricordate sono anche le due chiese del Borgo del Luogo: La chiesa di S. Bernardo e la chiesa dell'Annunziata. Quest'ultima sorge sul poggio omonimo e nel 1600 fungeva da parrocchiale. Anche la chiesa dell'Annunziata sorge nei pressi di un cimitero, quello ancora oggi utilizzato dagli abitanti del Borgo del Luogo. L'altra chiesa del Luogo, quella di S. Bernardo, fu quasi totalmente ricostruita quando la parrocchiale fu trasferita in pianura, nell'attuale capoluogo di Brusasco. L'edificio, opera anche questa dell'architetto Molino, è un pregevole esempio di barocco ed ingloba ancora, nelle parti posteriori, alcune porzioni della chiesa precedente, risalente al periodo gotico. L'edificio più imponente del Borgo del Luogo è il castello. La costruzione attuale risale alla metà del 1700 ed è attribuita all'architetto Giovanni Maria Molino, su commissione del Conte Cotti, musicista piuttosto noto a quell'epoca. Tuttavia il castello ha origini molto più antiche, probabilmente risalenti al Trecento, come testimoniano alcune porzioni di muro costruite con pietre disposte a spina di pesce. La prima notizia documentabile sull'edificio risale al 22 settembre 1446, quando il castello fu dato in feudo ai fratelli Bonifacio, Bertolino e Giorgio dei Conti di Valperga. Il possesso dei Valperga terminò il 20 agosto 1504. Fra i tanti proprietari che si sono susseguiti, si ricorda Claudio Cesare Dodolo di Chieri, che diventò proprietario dell'edificio nel 1575, perchè fu personaggio scontroso e superbo e perchè, vista la precarietà abitativa del castello, andò ad abitare nella chiesa parrocchiale. Nel 1722 il castello passò in proprietà alla famiglia dei conti Cotti, che fece ricostruire il castello, affidandone i lavori al già citato architetto Giovanni Maria Molino. Il nuovo edificio fu realizzato secondo i canoni più diffusi per le dimore signorili di campagna del Piemonte e sorse sull'area del giardino antistante l'antica struttura, ormai in rovina. Nel 1780 il conte Luigi Cotti, personaggio estroso, compositore di musica e amante del teatro, ereditando il castello, sistemò il parco secondo la tipologia all'inglese, sfruttando le rovine medievali e costruendo su di esse un falso ninfeo romano in rovina, quale ipotetico resto della residenza estiva dell'imperatore Pertinace. Il castello si ingrandì ulteriormente con l'aggiunta della galleria sovrastata dall'ampio terrazzo e circondata dalle scenografiche gradinate di raccordo dei dislivelli del terreno, ad opera dell'architetto Vituli. La dinastia dei Cotti si estinse con la morte a Pietroburgo dell'ultimo discendente, Alessandro. Dopo vari passaggi di proprietà, nel 1874 il castello fu acquistato dal conte Gazzelli Brucco di Ceresole, che nel parco fece erigere un torrione di fattura neomedievale, secondo il gusto del tempo, con annessa cappella. Successivamente, e fino a circa il 1970, il castello rimase di proprietà dei Padri Marianisti, che lo collegarono al vicino collegio. Dopo 22 anni di abbandono totale il castello è ora adibito ad agriturismo.
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