L’Osservatorio Vesuviano, fondato nel 1841 per volere del Re delle Due Sicilie Ferdinando II di Borbone, è il più antico osservatorio vulcanologico al mondo. La sua sede storica, collocata lungo la strada che conduce al cratere del Vesuvio, sulla cima del Colle del Salvatore a 608 metri di quota, fu progettata dall’architetto Gaetano Fazzini. Questi realizzò un autentico gioiello dell’architettura neoclassica, in un felice connubio tra funzionalità e gusto estetico, in cui ogni ambiente era finalizzato ad ospitare apparecchiature scientifiche, laboratori e ricercatori. La palazzina era impreziosita da eleganti soluzioni architettoniche, come la Sala Ottagona, e dalle tele di Gennaro Maldarelli, che decoravano la cosiddetta Gran Sala, posta al piano superiore e destinata alle riunioni scientifiche. L’edificio ottocentesco si sviluppa su 4 piani per una superficie di circa 1500 m2 ed è circondato da un giardino in cui sono inserite essenze vegetali rappresentative delle specie endemiche dell’area, anche di notevole pregio botanico. Alla guida dell’Osservatorio si sono alternati scienziati di grande rilievo internazionale come Macedonio Melloni, Luigi Palmieri e Giuseppe Mercalli. La sede dell’Osservatorio Vesuviano ricade nell’area a protezione integrale del Parco Nazionale del Vesuvio. Dal 1999 l’Osservatorio Vesuviano è la Sezione di Napoli Dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Con il progredire delle tecniche di sorveglianza, che hanno permesso il monitoraggio in remoto dei vulcani, e con l’aumento del numero dei dipendenti, le attività scientifiche e tecnologiche dell’Osservatorio si sono trasferite nella nuova sede di Napoli, mentre l’antica palazzina borbonica ha seguito la sua vocazione naturale di trasformazione in un centro museale per la diffusione delle conoscenze scientifiche, nel campo delle Scienze della Terra e dei pericoli naturali. La sede storica dell’Osservatorio, infatti, oltre a rappresentare di per sé un tesoro architettonico, si è rivelata uno scrigno ricolmo delle ricchezze più svariate. Negli ultimi anni sono stati recuperati documenti, manoscritti, foto e filmati, gouaches e stampe del XVIII e XIX secolo, collezioni di medaglie di lava, rocce e minerali, strumenti antichi di inestimabile valore scientifico e capolavori dell’artigianato tecnologico napoletano. Parte di questo materiale, che si va ad aggiungere alla già ricca collezione di libri antichi, alla collezione delle ceneri delle eruzioni vesuviane dal 1822 al 1944, ai plastici di zinco di Vesuvio ed Etna e ai busti dei passati direttori, è stato restaurato ed organizzato secondo i criteri più attuali di catalogazione archivistica e reso fruibile in un nuovo percorso espositivo, organizzato utilizzando sia l’antica sede borbonica che la palazzina di servizio costruita alla fine degli anni ’60 del secolo scorso. Dalla sua costruzione ad oggi, tuttavia, questa magnifica palazzina ha accusato il trascorrere degli anni e ha necessitato di interventi di consolidamento che hanno impedito il cedimento di parti significative della struttura. Tuttavia ancora molto resta da fare per restituire la palazzina al suo antico splendore. Il restauro delle facciate, la coibentazione degli ambienti seminterrati, il recupero degli intonaci e la messa in sicurezza degli ambienti che ospitano l’inestimabile patrimonio culturale, scientifico e artistico, non dovrebbero attendere oltre, compatibilmente con la disponibilità di fondi a tale scopo dedicati.