Superata la prima parte di Bosco, ancora pertinente al Sacro Convento e denominata Selva di San Francesco, si giunge attraverso il Muraglione trecentesco all’area di proprietà del FAI comprendente soprattutto piante di carpino, acero e roverella, presenti con qualche rado esemplare ad alto fusto e, in gran parte, con elementi di bosco ceduo. Essendo stato utilizzato per ricavare legna da ardere e per l’edilizia, tale paesaggio forestale va in un certo modo considerato come una forma di coltivazione, risultato di attività dell’uomo volte a sfruttarne le risorse vegetali. Popolata da francescani e benedettini, nel medioevo l’area fu oggetto di due approcci verso la natura: più limitato alla mera sopravvivenza individuale quello dell’ordine mendicante francescano; più economicamente indirizzato allo sfruttamento anche per finalità commerciali quello dell’ordine monastico benedettino. Quindi mentre i primi, nel loro peregrinare, si lasciavano alle spalle un ambiente forestale ancora molto vicino alla forma originaria e ricco di varietà arboree, i secondi trasformavano la zona con un’attività di taglio e nuove strategiche piantumazioni.