Il quartiere Arabite di San Piero Patti, negli anni ha subito numerosi interventi di modernizzazione del patrimonio edilizio che ne hanno minato la valenza storico culturale. Nonostante ciò, esso conserva custoditi ed in attesa di valorizzazione, peculiarità che lo rendono unico.
Nell’827 d.c., gli Arabi si insediarono proprio in questo quartiere donandoci in eredità la struttura urbanistica che nel tempo è rimasta inalterata. Nel quartiere Arabite vi sono stradine strette e tortuose che si alternano con ripide scalinate che si arrampicano su tutto il fronte del colle dove sorgeva il Castello di San Piero Patti.
Come da tradizione araba, le abitazioni sono disposte nel lato della collina che si affaccia sull’entroterra e non sul mare, da dove è possibile godere del sole per tutto l’arco della giornata.
Le stradine, un tempo, erano tutte in acciottolato e ancora oggi è possibile ammirare l’antica pavimentazione in un caratteristico vicolo denominato “Vico America”. Ai margini del quartiere erano situate alcune porte che davano l’accesso all’abitato, tra cui Porta Ceto e la Porta di Santa Maria, ancora esistente e che divide il campanile dalla chiesa omonima. Nel quartiere vi erano diverse chiese, oggi di alcune esistono solo i ruderi o la denominazione che sopravvive nel toponimo della strada dove sorgevano. La chiesa di San Leonardo, convertita nel tempo ad abitazione privata ma oggi di proprietà del Comune, è una costruzione di media grandezza che sorge con un campanile a vela, e rappresenta la cacciata degli Arabi per conto delle forze cristiane, avvenuta nel 1060 d.c.
Il quartiere Arabite è oggi il frutto di un incrocio di dominazioni che San Piero Patti ha avuto nella sua storia, purtroppo il paese ed il quartiere stanno subendo un processo di spopolamento repentino e molte abitazioni sono abbandonate o non ancora ristrutturate secondo un piano particolareggiato.
Il recupero urbano, la tutela storica, la valorizzazione del nostro quartiere Arabite, rappresenterebbero per il paese una grande opportunità di sopravvivenza rispetto ad una dolorosa emigrazione (sopratutto giovanile) per mancanza di lavoro e prospettive. Con il suo recupero, la sua tutela e valorizzazione potremmo iniziare a sviluppare un'economia che si basa anche sul turismo ed in grado di generare una serie di indotti indispensabili per la nostra sopravvivenza.