Situata nella Valle del Garza a circa dieci km dal capoluogo, in posizioni poco distante dall’ultimo piccolo borgo, detto della “Mitria” di Nave sulla strada verso la Valsabbia, è intitolata a Santa Maria Annunciata. La chiesa primitiva fu edificata probabilmente tra intorno al secolo VI- VII d.C. in un luogo ricco di rteperti romani, alcuni dei quali inglobati nelle murature dei fabbricati. aveva una chiesa a T dell’VIII-IX secolo, poi ampliata nel intorno al secolo XII ca, e quindi tra la meta e la fine Quattrocento assumendo l’attuale forma della chiesa con una facciata “a capanna” e l’interno ad aula unica con forme tardogotiche con copertura a crociera sostenuta da alti pilastri che reggono sia le volte della navata sia gli arconi trasversi laterali ad arco acuto che formano quattro poco profonde cappelle laterali (quattro per lato), di cui una occupata dall’alto campanile interno. Il complesso ha varie che costituisco un tutto unico con la chiesa con una vasta facciata allineata a quella della chiesa con vari vani in passati adibita all’abitazione dell’arciprete e del clero, e altri usi (probabilmente uno xenodochio e una vano occupati dalla disciplina costituendo un minuscolo borgo indipendente, al cui interno si trova anche un raccolta etnografica ed uno spazio illustrativo con alcuni reperti raccolti nell’area della Pieve; attorno alla Pieve un vasta area prativa e boschiva (circa 25.000 metri quadri) di pertinenza della Pieve, che si può dire che fatta salva la ormai ridotta importanza nell’organizzazione ecclesiastica, ormai passata alla parrocchiale, conserva però, esempio unico in Italia, tutte le carattteristiche princièpali delle pievi medioevali
L’interno della chiesa presenta una ricchissima serie di affreschi che ricoprono una gran parte delle pareti , circa una settantina, tra la fine del secolo XIII e l’inizio del Cinquecento, quasi tutto di autori anonimi, tra cui spic ca il cosiddetto Maestro di Nave, tra tardogotico e primo Rinascimento che ha dipinto tra fine Quattro e inizio Cinquecento molti luoghi sacri del territorio e che prende il nome proprio dalla località in cui ha lasciato il maggior numero di affreschi a lui attribuiti, ma non macano un piccolo significatico nucleo di affreschi di scuola “lombarda” già pienamente rinascimentale e alcuni affreschi attribuibili a Girolamo Romanino o alla sua cerchia. Interessanti anche le pale ad olio della decorazione di fine Cinquecento-inizio Seicento di buoni autori bresciani del tempo come Francesco Giugno e Grazio Cossali.
Tra le particolarità dell’iconografia dei dipinti la pieve si distingue per la prima Cappella del Sacramento del territorio bresciano, per la presenza di un singolare esemplare del Cristo della Domenica, e dell’iconografia degli Apostoli recitanti il Credo e dell’iconografia francescana.