PIEVE DI SAN GIORGIO

ARGENTA, FERRARA

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PIEVE DI SAN GIORGIO
La Pieve di San Giorgio è il monumento più antico della provincia di Ferrara (569) ed, insieme, il sito più indagato nel territorio argentano, per la rilevanza religiosa e culturale del monumento, strettamente legato all'evoluzione dei popolamenti in un'area largamente segnata dalla presenza delle acque. L'Archidiocesi di Ravenna, che ha sempre vantato diritti e proprietà ed esercitato funzioni amministrative sulle terre di Argenta, ha attribuito alla chiesa, fin dalla sua fondazione del VI secolo (569), un ruolo fondamentale nell'opera di evangelizzazione presso le popolazioni insediate nel territorio. Solo agli inizi del XI secolo si hanno attestazioni di San Giorgio come Pieve; tuttavia non è da escludere che svolgesse funzioni plebane da tempo prima. La fondazione, fatta risalire all'Arcivescovo ravennate Agnello negli ultimi anni della sua vita, e in particolare secondo le attribuzioni archeologiche al terzo venticinquennio del VI secolo, vede il "monasterium" nascere probabilmente ad aula unica, con abside pentagonale in esterno e semircircolare all'interno. Di quest'epoca sono l'altare bizantino in marmo, tuttora presente all'interno della chiesa, e frammenti del pavimento in mosaico policromo e lacerti di affresco provenienti dall'abside ad una profondità di oltre 3,5 metri dall'attuale livello di calpestio. Sia il mosaico, di fattura ravennate decorato con anatidi in girali di acanto, che gli affreschi, sono oggi custoditi e visitabili presso il Museo Civico di Argenta. Sotto le fondamenta sono stati inoltre ritrovati tracce murarie di un preesistente edificio, anche questi dotate di abside, probabilmente votato al culto ariano, come confermerebbe il ritrovamento in altri parti della chiesa e in fasi diverse degli scavi, di una preziosa fibbia da cintura ostrogota in bronzo, declinante a teste d'aquila, di VI secolo anche questa esposta al Museo Civico. La fase a pianta basilicale La ricostruzione e l'ampliamento della chiesa a tre navate, con la caratteristica pianta basilicale, in base agli elementi di scavo, avviene nel corso del XII secolo; il portale con il ciclo dei mesi e con il martirio di San Giorgio nella lunetta è del 1122; opera di Giovanni da Modigliana fu costruito con resti di marmo, proveniente da monumenti funerari romani. All'interno, sulla fiancata meridionale della chiesa, ancora oggi di quella fase, è leggibile il ciclo di affreschi, organizzato su tre livelli pittorici; all'esterno invece i segni degli archi a lesena della partizione a tre navate. Il portale, la pianta basilicale e il ciclo degli affreschi fanno pensare sotto l'Arcivescovado di Gualterio ad un complessivo disegno di riqualificazione dell'edificio religioso. La decadenza e l'abbandono Dal XIII secolo invece si assiste al progressivo abbandono dell'insediamento religioso, che avviene dapprima con il trasferimento (tra il 1252 - 1262) del fonte battesimale alla chiesa di San Nicolò "juxta castrum", appena fuori le mura, situata comunque dall'altra sponda del fiume nel centro cittadino. Le ragioni di tale trasferimento risiedono sia nel fatto che il luogo, in cui risiedeva San Giorgio, era divenuto inospitale, ricordando il forte carattere alluvionale dell'area, sia nel fatto che l'insediamento gravitava sempre più attorno a San Nicolò a favore di un insediamento di tipo urbano e segnato da mura. La chiesa oggi e l'ospitalità dell'area L'evoluzione della chiesa è poi contrassegnata dall'innalzamento del suolo, avvenuto con il deposito alluvionale dei limi fluviali, che restituisce oggi un edificio ad aula unica innalzato nei muri perimetrali e nella posizione del portale e che mantiene tuttavia la caratteristica dell'abside a forma pentagonale in esterno e semicircolare all'interno, l'originario altare di VI secolo e frammenti del ciclo degli affreschi di XII secolo, fornendo testimonianze di un complesso architettonico di grande suggestione e valore artistico.
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