L'idea di ospitare un museo in quel bosco posto su uno dei colli di Napoli venne a Carlo III di Borbone, per conservare la ricchissima collezione d'opere d'arte Farnese, ereditata dalla madre. Iniziato nel 1938, il palazzo del Museo divenne agibile nel 1759: da allora ha avuto molte modifiche, soprattutto nell'ottocento, quando Gioacchino Murat lo scelse come sua residenza. Viceversa il parco, di grande estensione (134 ettari) conserva quasi integra la struttura originaria, progettata dall'architetto Sanfelice nel 1742: solo la parte antistante la reggia fu sistemata all'inglese dal Dehnhardt nel 1836-1837. In effetti, il Real Bosco doveva fungere da riserva di caccia dei re Borbone, tutti appassionati di arte venatoria. Ecco, dunque che nella parte più selvaggia del Parco, separata da un muro e da un cancello (la porta di mezzo) dalla parte di rappresentanza antistante la reggia, vi erano edifici prevalentemente funzionali alla caccia. La piantina allegata illustra la collocazione dei principali edifici, sostanzialmente coincidente con quella settecentesca, anche se poi la destinazione d'uso è mutata diverse volte nel corso degli anni. Anche al Sanfelice si deve la deliziosa cappella di San Gennaro, a pianta ovale, ornata di stucchi e decori, con pavimento in cotto e maiolica e, sull'altare, un quadro della scuola di Francesco Solimena rappresentante San Gennaro. Per quanto riguarda gli altri numerosi edifici, ognuno di essi aveva una sua funzione: il cellaio, la casina della regina, l'eremo dei cappuccini, il giardino Torre e così via. Il parco rappresenta un mirabile esempio di architettura verde, in quanto, sull'originario bosco spontaneo, l'opera dell'uomo ha inserito, senza turbare in modo distruttivo l'equilibrio naturale preesistente, una serie di interventi per renderlo funzionale all'uso progettato. Le lunghe traversie subite dal parco, a partire dalla caduta del regno di Napoli fino ai giorni d'oggi, ne hanno segnato in modo marcato la fisionomia: per restare ai tempi recenti, il vandalismo, l'incuria, la mancanza di una vera attenzione e di un persistente ed organico progetto di fruibilità per cittadini e turisti hanno determinato uno stato di diffuso degrado, nonostante la notevole opera di restauro tentata negli anni 1990-2000, a cui non è seguita nè una manutenzione adeguata nè uno sviluppo organico.