PARCO REGIONALE DEL CORVINO

DIAMANTE, COSENZA

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PARCO REGIONALE DEL CORVINO
La Storia del Comune di Diamante è strettamente collegata alla storia del suo fiume, denominato sulle mappe del 1600, il Diamante e oggi Corvino, in quanto il fiume fu un tempo linea di demarcazione, poi di congiunzione, tra il territorio del Casale del Diamante e il feudo di Cirella. Se a tutto questo si aggiunge che il medesimo fiume il Diamante collega il Comune di Diamante, inteso come Diamante e Cirella, per quanto detto in precedenza, e Buonvicino, allora si comprende l’importanza che tale corso d’acqua rivesta nella geografia, e non solo, del territorio. La geografia, infatti, è la radice su cui si innesta lo sviluppo economico, e quindi culturale e sociale, di un comprensorio. Pertanto, le produzioni agricole e le loro trasformazioni, le quali nel tempo si sono succedute nel comprensorio adamantino (zucchero, uva passa, seta, cedro ecc.), debbono proprio alla presenza del fiume la loro rilevanza storica ed economica. Ma, forse, il nostro sguardo, sempre rivolto verso il mare, ha finito per ridimensionare la portata del fiume, nei nostri ricordi collettivi… Il torrente Corvino, un tempo chiamato il Diamante, nasce dalle montagne del Serrapodolo (Sarapotu, in vernacolo), nel territorio di Buonvicino e, dopo aver percorso circa 10 km, sfocia nel mare Tirreno, in Diamante. Una leggenda, citata dallo storico calabrese Leopoldo Pagano, racconta che, in questo luogo riparato ed ameno, i Focesi attraccassero le loro imbarcazioni per avviare scambi commerciali con le popolazioni indigene. Si tratterebbe del noto Portus Parthenius Phocensium, citato da Plinio il Vecchio, che gli esperti di Archeologia oggi preferiscono collocare a Cirella, alla foce del Torrente Vaccuta, non ritenendo autentica l’antica leggenda. Sembrerebbe, al contrario, abbastanza veritiera l’informazione che lungo il Diamante siano state ritrovate, nel 1800, vasi e monete di epoca romana, turine e metapontine. Ancora una volta, a darcene notizia è Leopoldo Pagano che testimonia l’utilizzo del luogo, in età antica, in funzione portuale e commerciale. Secondo un’altra narrazione, dopo l’anno Mille, alcuni naviganti amalfitani, alla ricerca di legname per la costruzione di navi, avrebbero utilizzato il fiume come punto di imbarco per i tronchi che provenivano dalle montagne di Buonvicino. Stabilitisi sulla collina, da loro denominata Malfitano, nei pressi della foce del fiume il Diamante , costruirono un mulino detto “il mulino del Corvo (u mulinu du curvu)”, perché negli anfratti dei suoi muri vi nidificavano neri corvi. Dal mulino, molti secoli dopo, il fiume avrebbe ricevuto il nome Corvino con cui ancora oggi è conosciuto. Ma è proprio così? Avremo modo di proporre un’altra ipotesi, forse non sufficientemente documentata, ma comunque suggestiva, che collega il mutamento del nome a Tiberio Carafa, in uno dei prossimi articoli. Infine, vi è una terza leggenda che collega tra loro le due diverse denominazioni del fiume e narra di un corvo che fece cadere, nelle acque gelide del torrente, un diamante trasportato nel becco. Il significato di questa leggenda è fortemente simbolico: al torrente Corvino, quasi trasformato in una creatura mitologica ed eziologica, si deve la fondazione del nucleo abitato che, già nelle carte topografiche del 1692, era indicato con il nome che ancora oggi lo identifica. Infatti è il corvo che fa cadere, dal suo becco, un diamante: la narrazione, per simboli ed immagini, di un atto di fondazione, di una nascita? Sembrerebbe di si. Non è un caso che sia proprio il Corvino a far nascere , sia pure simbolicamente, il Diamante, in quanto esso è la causa prima del popolamento del territorio e della sua graduale trasformazione in centro abitato. Infatti, la risorsa Acqua, fornita dal fiume, è fondamentale, in una economia prettamente rurale, sia per la produzione sia per l’attività di trasformazione dei prodotti agricoli, soprattutto in una fase storica ancora pre-industriale.
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