IL CASTELLONE E IL PARCO ARCHEOLOGICO DI ATELLA

SANT'ARPINO, CASERTA

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IL CASTELLONE E IL PARCO ARCHEOLOGICO DI ATELLA
DESCRIZIONE Di Atella nel territorio di Sant'Arpino resta visibile il cosiddetto "Castellone", un rudere in "opus reticolatum" situato sulla strada provinciale AVERSA - CAIVANO. Non si sa di preciso la sua originaria destinazione. E’ considerato, da alcuni, risalente al II sec. d.C. e parte di edificio termale, da altri, parte di torre difensiva di epoca medioevale. Con la sua caratteristica forma, è diventato l’emblema dell’agro atellano per i ricordi che evoca. Restaurato di recente, ha perso parte della struttura abbattuta da privati. Attualmente è "costretto" da una recinzione che ne impedisce la completa visione. In diversi punti si può scorgere quanto resta della murazione della città romana, spesso una semplice "cunetta" sulla strada NOTIZIE STORICHE Atella sorgeva su una terrazza naturale a sud del fiume Clanis (ora canalizzato), in buona parte nell'attuale abitato di Sant'Arpino, al confine con i comuni di Succivo, Orta di Atella e Frattaminore. L'abitato, di forma rettangolare, era delimitato da una cinta muraria in parte ancora esistente. All'esterno delle mura trovavano posto vaste necropoli osche, sannitiche e romane. Di probabili origini osche, appartenne alla confederazione delle città osche capeggiata da Capua. Nonostante questo carattere, la città mantenne una propria autonomia amministrativa battendo moneta propria con la scritta ADERL. Di Capua seguì le sorti nel 338 a.C., quando a seguito della conquista romana divenne municipio ed ebbe la cittadinanza senza diritto di voto. Nel 215 a.C., continuando a seguire Capua, si diede ad Annibale. Per questa sua insubordinazione, nel 211, quando fu riconquistata dai Romani, venne semidistrutta e metà del suo agro confiscato. Parte dei cittadini furono costretti ad esiliare a Calatia e le proprie case vennero invece occupate dai Nocerini che, a loro volta, avevano subito la furia devastatrice dell'esercito di Annibale. In età imperiale Atella si risollevò diventando un centro abbastanza florido come testimoniano i numerosi e ricchi edifici eretti in città come il teatro e l'anfiteatro ove, alla presenza di Augusto, Virgilio avrebbe letto le Georgiche. Atella divenne famosa in tutto il mondo antico per un genere teatrale in lingua osca, le Fabulae Atellanae, antichissime farse popolari di carattere buffonesco e osceno. Di esse, rappresentanti i vari tipi contadini, sono rimaste note le maschere di Maccus il ghiottone (dal quale si fa discendere la maschera di Pulcinella), di Bucco il chiacchierone, di Pappus il vecchio scimunito, di Dossennus il gobbo astuto. Di ciò ne dà notizia Livio, ricordando che la gioventù romana riservò per sé tale tipo di rappresentazione, non permettendo che esse venissero interpretate da attori di professione. All'epoca di Silla le Atellanae, abbandonata l'improvvisazione, diventavano un genere letterario, principalmente per opera di Lucio Pomponio e di Novio. Nei primi secoli del Cristianesimo, Atella divenne Sede Vescovile ed il suo vescovo più famoso fu S. Elpidio che, durante la persecuzione dei Vandali, giunse ad Atella ove, immediatamente fuori le mura di questa, avrebbe fondato una Chiesa nel 455 d.C., al momento della distruzione della Città da parte dei Vandali di Genserico. Parco Archeologico: L'antica città è oggi ancora tutta da scavare. Attraverso diversi rinvenimenti succedutisi negli ultimi secoli, è stato possibile individuare il perimetro dell'antico centro del quale restano in parte visibili alcuni tratti delle mura. All'interno della cinta muraria, a vista resta solo il cosiddetto "Castellone", rudere di una vasta aula termale in opera reticolata del II secolo a.C.
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