Edificato nel 1520 da Leonardo Zurla, per la nobile famiglia di Crema, il palazzo si estende tra le attuali vie Tadini e Bottesini con due sobrie facciate esterne che ricalcano i canoni cinquecenteschi lombardi e che, come usualmente accadeva, riservano lo sfarzo agli ambienti interni. Dal cortile un breve scalone conduce al salone d’onore, ricco di affreschi raffiguranti i momenti salienti della favola di Amore e Psiche, attribuiti a Giovanni Battista Castello, detto il Bergamasco, e, recentemente, ad Aurelio Buso. Adiacenti al salone, tre sale minori sono decorate con cicli pittorici dei maggiori artisti lombardi del tempo, nei quali ricorre il tema del peccato umano e del perdono di Dio. I tre cicli pittorici, tra i quali la parabola del Figliol prodigo di Aurelio Buso, esprimono un unico progetto teologico, affidato dai committenti, in anni diversi, ai singoli autori perché lo sviluppassero secondo i canoni del proprio tempo e del loro personale stile espressivo.