Il Palazzo Galletti dei marchesi di Santamarina sorge nel mandamento Monte di Pietà in
prossimità della chiesa di Santa Ninfa. L’area, prospicente i quattro Canti si presenta, oggi,
come una porzione consistente dell’isolato delimitato a Est dalla via Maqueda, a sud dalla
via del Celso, a Ovest dalla Discesa Santamarina e a Nord dalla via dei Candelai. Le origini
del Palazzo risalirebbero al Trecento. L’impianto originario sarebbe da attribuire ad un
esponente della nobile famiglia dei Crispo che edificò l’impianto originario sul tratto
settentrionale delle antiche mura del Cassaro. Quest’ultimo era un privilegio appannaggio di
potenti casati e di influenti ordini religiosi. L’edificio è caratterizzato nel fronte sull’attuale
via del Celso dal ricco motivo delle bifore a conci alternati di arenaria e pietra lavica che
ritroviamo nelle fasce orizzontali che decorano la zona sovrastante alla linea di imposta degli
archi delle finestre. Un motivo decorativo di evidente ascendenza continentale che si ritrova
in pochi altri esempi in Sicilia. Tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento il palazzo è
stato oggetto di un cambio di proprietà prima a favore di Luigi Arias Giardina, barone di
S.Ninfa e in un secondo momento al marchese Alessandro Galletti e Spadafora a cui si
possono attribuire gli interventi barocchi al palazzo. Il Palazzo Santamarina si presenta oggi
come un edificio a corte composto da tre corpi: il palazzo, il palazzetto e il catoio multiplo,
presenta al suo interno possenti strutture portanti sostenute da una teoria di archi realizzati
in conci di calcarenite. Gli archi, dalle molteplici dimensioni e forme, sono presenti in tutti i
piani del palazzo. Invece nella zona più antica, al piano nobile troviamo gli elementi con
maggior pregio: le travi lignee dipinte, le mensole scolpite ed intagliate, gli archi bicromi in
pietra lavica e tufo grigio, le pitture murali perimetrali nei soffitti degli ambienti e
soprattutto il prezioso dipinto a tempera raffigurante la Madonna del latte. Nella campagna
di scavi archeologici del 2017, sono state rinvenute pozzi e mura del III° sec. a.c.