PALAZZO SANT' ANTONIO, MUSEO CIVICO DELLA CERAMICA CERRETESE

CERRETO SANNITA, BENEVENTO

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PALAZZO SANT' ANTONIO, MUSEO CIVICO DELLA CERAMICA CERRETESE
Oggi Palazzo Sant'Antonio, è sede del Museo Civico della Ceramica Cerretese, della Casa Comunale e di Alcune delle più rinomate botteghe ceramiche. Nel Chiostro, è allestita la mostra permanente della ceramica contemporanea e delle eccellenze del territorio. Un pò di storia: IL CONVENTO Edificato dai conventuali di S. Antonio, presenti a Cerreto subito dopo la morte di S. Francesco (1126), dopo la soppressione dell'ordine il convento rimase quasi abbandonato. Monsignor Longobardi (1819-1823) voleva farne una casa di liguorini, il decurionato o un orfanotrofio. Palazzo S. Antonio è un po' il simbolo della potenza e della ricchezza che la cittadina andò man mano perdendo. L'intelligente e rapida ricostruzione voluta dal conte Carafa e dal vescovo De Bellis, aveva infatti assorbito gran parte delle risorse dei suoi abitanti, le oppressioni e le violenze feudali, le liti aspre e lunghe con i feudatari immiserirono i ceti migliori e incepparono le industrie, già fiorenti, che via via decaddero. Basti ricordare l'industria dei panni lana che forniva le maglie anche all'esercito borbonico. Dato al comune, più volte trasformato e diviso, fu prima sede di collegio privato (collegio-convitto Silvio Pellico, diretto da Simone di Lella), infine riattato fu in parte destinato a pretura, a municipio e a scuole maschili, in parte a educandato tenuto dalle suore del buon e perpetuo soccorso. Le rendite di cui godeva furono divise fra la mensa vescovile di Boiano e molte parrocchie in ottemperanza del concordato del 16 marzo 1818. Le leggi liberali post-unitarie (Siccardi) favorirono lo smembramento del convento, i cui ambienti al piano terra, furono acquistati da una famiglia cerretese, pur essa liberale ed insensibile alla minaccia di scomunica del papa per chi acquistasse beni della chiesa . C. CHIESA Il 5 giugno 1688, in tanto tempo quanto porria dirsi un Credo, tutta la città di Cerreto venne distrutta dal terremoto, senza che vi rimanesse una casa da desolarsi, come scriveva mons. G.B. de Bellis alla S. Sede l'11 giugno, aggiungendo che dei 15 frati conventuali presenti nella Cerreto Vecchia se ne salvarono solo due. Del convento e della chiesa ben poche cose furono tratte dalle macerie: · la Croce astile in argento, definita eccezionale opera di arte orafa ; · Un antichissimo reliquario a tutto tondo, argentato; · L'artistica statua di argento di S. Antonio, eseguita da Antonio Perillo nel 1656. Le opere sono custodite oggi nel Duomo. La statua,in particolare, è ricca di una particella dell'abito del Santo coperta con cristallo e posta nel petto. Nel 1721, il piccolo Giovan Camillo Rosato, dopo averla baciata, riacquistò la parola persa durante una malattia. La S. Congregazione dei Riti, per mano di mons. Francesco Baccari, nel 1731, proclamò S. Antonio Patronus Principalis di Cerreto. Nel 1733, poi, gli Amministratori di Cerreto deliberarono di offrire ogni anno venti libbra di cera bianca lavorata in occasione della festività del Patrono. La Chiesa fu il primo luogo sacro ad essere costruito nella Cerreto progettata da G.B.Manni, ma il primo punto di incontro dei fedeli è il vano che sorge tra il Municipio e la chiesa (oggi Libreria Rinascimento), denominata piccola Chiesa e poi, successivamente, Chiesa vecchia. La chiesa, terminata nel 1729, a croce latina, fu progettata e realizzata ad una navata e quattro cappelle per lato; nella crociera, poi, si aprivano due cappelloni mentre la sacrestia si trovava tra il coro e la parete del convento. La costruzione della chiesa fu fatta da Pietro e Giuseppe Fazzino, Giovanni e Francesco Marchitto e Crescenzo Ciarleglio, mentre gli stucchi furono iniziati da G.B. Antonino, e poi compiuti da Giacomo Caldarisi, presenti anche in S.Martino e S.Gennaro. I due altari della crociera vennero ornati da altrettante bellissime tele che ancora oggi ammiriamo: quella del Rosario firmata da Francesco Palumbo e quella della Immacolata attribuita alla scuola del Solimene. La tela dell'al
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