La denominazione storica del Palazzo gli deriva dall’illustre omonima famiglia lucchese, i Narducci, appunto, imparentatisi poi con i Boccaccio di Fano – la cui presenza è documentata a Macerata fin dalla seconda metà del XVI secolo – che nel 1768 lo acquisì in proprietà. Esternamente, particolare pregio architettonico riveste il prospetto principale scandito da eleganti paraste in pietra d’Istria, con capitelli ioni e corinzi, fasce marcapiano e cornicione sagomato sempre in pietra, e duplice ordine di finestre: timpani triangolari e circolari si alternano in quelle del piano nobile.
L’edificio, già rimaneggiato nel 1775 e nel 1821, fu oggetto di un consistente intervento di ristrutturazione nel 1853, su progetto di Agostino Benedettelli. Al 1881 risale invece il restauro del prospetto su via Crescimbeni. All’interno, alcuni ambienti del piano nobile conservano soffitti voltati con pregevoli decorazioni pittoriche riferibili ad artisti di quella “scuola maceratese".