PALAZZO MEDICEO

SERAVEZZA, LUCCA

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PALAZZO MEDICEO
Il palazzo fu fatto costruire da Cosimo I tra il 1560 e il 1564, su progetto Bartololeo Ammannati come pensano alcuni, o su progetti di Bernardo Buontalenti come pensano altri. Lo stile architettonico ha delle analogie con lo stile rinascimentale toscano e in particolare con le altre ville medicee. La zona di Seravezza era di grande importanza strategica per il possesso della Versilia, il palazzo pertanto poteva all'occorrenza diventare un avamposto militare difensivo, come si vede anche dalla sua struttura solida e compatta con spigoli come una fortezza e feritoie al pian terreno. Oltre all'importanza strategica, non dobbiamo dimenticare l'importanza economica di Seravezza dovuta alla vicinanza a cave e miniere che Cosimo I desiderava sviluppare. Le cave di marmo e le miniere di argento erano da tempo inattive, e il granduca diede nuovo impulso all'attività estrattiva, con la scoperta di filoni di piombo argentifero e del marmo detto fior di pesco o Breccia Medicea, che divenne molto richiesto. Ciò non penalizzò comunque la dimensione signorile e di svago della dimora, come si può vedere anche dalla lunetta di Giusto di Utens: grandi boschi nei quali si praticava la caccia, un orto e un giardino geometrico all'italiana una cappella e un edificio adibito a scuderie. Tra gli ospiti che vi trascorsero periodi particolarmente lunghi si ricordano Bianca Cappello, la seconda moglie di Francesco I Medici, e Maria Cristina di Lorena, che vi risiedette per lunghi periodi dopo essere rimasta vedova di Ferdinando I.
Entrando nel cortile del palazzo possiamo vedere un pozzo coronato da un trota: secondo la leggenda Maria Cristina di Lorena avrebbe pescato una trota molto grande a Ruosina, e lo scultore vuole ricordare questo episodio scolpendo un pesce e mettendolo sul pozzo. A Ruosina, sul luogo del fattaccio è stata posta un'altra scultura col pesce.
La villa passò ai Lorena con l'estinzione della casata medicea. Il Granduca Pietro Leopoldo destinò una parte dei locali per i magazzini e gli uffici amministrativi di una ferriera, ancora visibile al lato del palazzo, costruita lungo il torrente Ruosina. Nel 1835, chiusa la ferriera, la villa ritornò ad essere luogo di soggiorno della famiglia granducale. Passò poi allo Stato italiano e nel 1864 venne donato al comune di Seravezza che, dopo aver adibito l'edificio a carcere in un primo tempo, lo recuperò e lo usò in seguito come sede Municipale, fino al 1966.
Oggi è sede oltre che del Museo del Lavoro e delle Tradizioni Popolari della Versilia Storica, della biblioteca Comunale Sirio Giannini, di una importante coppaia, ed è sede di esposizioni di arte moderna e contemporanea. All'interno rimangono alcune importanti testimonianze del passato: i frontali in marmo dei camini e un tavolo in legno con ripiano in marmo che secondo alcuni inventari risalirebbe al tempo di Cosimo I. 
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