Prendendo a modello il ben più noto Palazzo dei Diamanti di Ferrara, costruito tra il 1493 e il 1503 per il duca Sigismondo d’Este, secondo il progetto dell’architetto Biagio Rossetti, quasi 30 anni dopo (nel 1535 circa), a Macerata, fu eretto un edificio dalla struttura simile come dimora della ricca famiglia Mozzi. Il Rinascimento aveva creato l’idea della sfida tra uomo e Dio, la versione terrena di questa idea portava alla rivalità tra antica aristocrazia e i nuovi ricchi. Il progetto del nuovo Palazzo dei Diamanti fu elaborato dall’architetto Giuliano Torelli. L’architetto dovette adattare, facendo il possibile, la nuova struttura agli edifici già esistenti. Per esempio: ai lati del basamento furono inserite due colonne corinzie probabilmente provenienti dalle rovine dell’antica Helvia Recina. Come a Ferrara, il nome del palazzo deriva dalla decorazione della facciata esterna col “bugnato” a forma di punte di diamante. La tecnica del “bugnato” per la facciata degli edifici, era famosa e usata già nel periodo romano e serviva per l’isolamento dei piani inferiori contro i rumori e la polvere delle strade della città; durante il Rinascimento però, questo stile prese un significato puramente estetico.