Il commerciante greco Demetrio Carciotti, stabilitosi a Trieste nel 1775, voleva erigere un grandioso palazzo fiancheggiante il Canal Grande. Il permesso di costruzione venne dato dalla Direzione delle Fabbriche nel 1798, con la raccomandazione di attenersi alle norme di sicurezza antincendio allora in vigore. Per la costruzione del palazzo, Carciotti chiamò a Trieste I'architetto Matteo Pertsch. Il palazzo, che subì molti cambiamenti durante la costruzione, alla quale sovrintendeva Giovanni Righetti, ha dimensioni imponenti: cioè è lungo 100 metri e largo 40. è in una posizione preminente, all'inizio del Canal Grande e ben visibile dal mare. Il palazzo comprendeva l'abitazione del proprietario al piano nobile verso il mare, sedici abitazioni nei piani superiori e al piano terra stalle, rimesse e diciotto magazzini. L'edificio nel 1831 divenne la prima sede delle Assicurazioni Generali, è stato poi sede della Capitaneria di porto e dell'Acegas (Azienda Comunale Elettricità Gas Acqua). Oggi è di proprietà del Comune che dopo il restauro deciderà a futura destinazione d'uso. La facciata principale usa lo stesso schema fondamentale che compare poi nel Teatro Verdi: cioè ci troviamo davanti ad uno zoccolo a bugnato su cui poggiano delle colonne d'ordine gigante, soltanto nella parte centrale della facciata dell'edificio: qui però il basamento delle colonne non è un portico pervio, ma è schiacciato contro la muratura. Nel Palazzo Carciotti lo schema è svolto con maggiore ampiezza di respiro e con mezzi più raffinati e controllati. Il portico centrale a bugnato liscio è aderente al corpo architettonico e funge da stilobate alle sei colonne ioniche scanalate che raccordano armoniosamente i due piani superiori, coronati da una scenografica balaustra adorna di statue. L'edificio è completato da una cupola, che poggia su un alto tamburo, con calotta emisferica ricoperta in rame e sormontata dall'aquila napoleonica. Le facciate laterali sono semplici, con la fascia di bugnato liscio al piano terra, ritmate solo dalle finestre e dall'architrave nella fascia superiore. La facciata posteriore è uguale alla principale: lo stesso basamento a bugnato liscio nel portico al pianterreno che sorregge le sei colonne ioniche scanalate, chiuse da una balaustra, ma qui essa è coronata da quattro statue e da due anfore di pietra ai lati. Sulla trabeazione compare la scritta in lettere bronzee: DEMETRIO CARCIOTTI MDCCC, cioè l'anno della fine dei lavori di quella facciata. Al piano nobile si apre una sala rotonda ritmata nel perimetro da sedici colonne e adorna di delicati bassorilievi sopraporta che trattano temi omerici, sono realizzati da Antonio Bosa e completati dalle dignitose pitture di Giuseppe Bernardino Bison (1762-1844). La sala assume l'elegante aspetto degli interni in stile Impero. La cupola segue lo schema classicistico voluto dal Pertsch, ma estraneo ai gusti del Bison. Alle pitture della sala pare abbia partecipato anche un certo Scala, autore della Gloria sul carro dell'Aurora, raffigurato nel tondo centrale, l'unico a colori, benchè di realizzazione modesta. Nelle vele della cupola ci sono rilievi con scene tratte dall'lliade, mentre le targhe decorative sottostanti sono opera di Bison. Molto probabilmente le sculture di Palazzo Carciotti furono suggerite dal committente stesso, che voleva essere ricordato come commerciante e benefattore della città. Otto delle dieci sta