PALAZZO AQUILECCHIA

SPINAZZOLA, BARLETTA ANDRIA TRANI

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PALAZZO AQUILECCHIA
Gli Aquilecchia sono una famiglia originaria di Spinazzola e le prime notizie risalgono alla seconda metà del XVII secolo, quando Giovanni Aquilecchia sposa un'esponente della famiglia dellAgli di Genzano di Lucania. Dal matrimonio nascono Angela Maria e Nicola. A Nicola si deve la costruzione della cappella di famiglia a Spinazzola. Il figlio di Nicola, Giovanni, sposa Marianna Vallone e dall'unione nascono Francesco e Giuseppe. Giuseppe, nato a Spinazzola nel 1760, riesce durante il decennio francese ad accrescere il patrimonio di famiglia tanto che è iscritto nei ruoli dei contribuenti per un imponibile di 978,04 ducati e nel 1809 risulta essere tra i 304 possidenti più ricchi della regione e come tale, iscritto tra gli eleggibili al Parlamento nazionale, seggio dei possidenti. Egli ricopre l'incarico di ricevitore delle imposte del Distretto di Melfi fino al novembre 1827. Emilia, nata a Lavello il 30 maggio 1795, sposa Pietro Ginistrelli, ricevitore generale della Provincia di Basilicata Successivamente alla morte del marito si ritira a Lavello dove, dopo l'unità d'Italia, manifesta le proprie simpatie per il movimento legittimista che fa capo al fratello Giovanni. Nell'aprile del 1861, nonostante il figlio è fautore della resistenza armata contro i briganti, si schiera con gli insorti e accoglie il brigante Crocco in Lavello. Accusata di cospirazione, sfugge alla cattura seguendo nella latitanza il fratello Giovanni nato a Lavello il 21 gennaio 1800 e dottore in utroque jure. Schieratosi contro il movimento liberale, dopo il 1860 organizza le forze legittimiste e si fa promotore dei moti dell'aprile del 1861. Accusato di cospirazione, fugge. La figlia Annunziata, sposa il marchese Giovanni Ajossa. Nel 1860 si schiera contro il movimento insurrezionale ed organizza le forze filo borboniche, con i Fortunato di Rionero in Vulture, i Saraceno di Atella ed i Rapolla di Venosa, e nellaprile del 1861, dichiarano decaduta la monarchia dei Savoia ed in nome di Francesco II costituiscono in Melfi il Governo provvisorio che vive dal 12 al 18 aprile di quell'anno. Sedati i moti, il 20 aprile viene arrestato e portato nelle carcere. Rimesso poi in libertà il 7 gennaio 1863, a seguito del provvedimento adottato nei suoi confronti viene assegnato per tre anni a domicilio coatto. Ritenuto il maggiore esponente del movimento borbonico nel melfese, nel 1864, viene schedato tra le persone sospette in linea politica. Muore il 10 gennaio 1897.
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