Il borgo di Mandonico è una delle perle del Sentiero del Viandante.
Situato sulla sponda orientale del lago di Como, costituisce il nucleo originario dell'abitato di Dorio.
Si può raggiungere da Corenno Plinio, percorrendo il tratto del Sentiero del Viandante che attraversa Torchiedo, oppure direttamente da Dorio, lasciando alle spalle la chiesa parrocchiale e salendo un ripido, ma breve sentiero.
A Mandonico sorse sicuramente un villaggio all’epoca dei primi insediamenti delle popolazioni liguri e, posteriormente, celtiche nel nostro territorio, come si deduce dai ritrovamenti del secolo scorso di una "paalstab" (scure) dell'età del bronzo, conservata nel museo di Como, e di numerosi massi erratici con coppelle usate per i riti religiosi.
In seguito, nel Medioevo venne costruito l’attuale abitato in una posizione strategica, difesa naturalmente. Solo più tardi venne eretta, sopra l’abitato, una casa-torre, come tante rimaste lungo la linea difensiva a metà costa tra Lecco e Colico e nelle valli trasversali.
Adagiato su un soleggiato pendio del monte Legnoncino, il nucleo abitativo, da più di un secolo abbandonato, è formato da diciassette rustici.
Al piano terreno sono state ricavate le stanze per abitazione: sono piuttosto basse, alcune con soffitto dalla volta a botte e con pavimento in beola locale; sono dotate di focolare e di finestrelle con il davanzale in arenaria. Nei piani superiori si trovano le stanze dove si dormiva ed altre in cui si essiccavano e si conservavano i cereali e le castagne.
Quando i pericoli di incursioni e i passaggi delle truppe dei Lanzichenecchi, all'inizio del 1600 terminarono, le famiglie si spostarono verso i piedi del monte a strapiombo sul lago.
Le costruzioni appaiono con volumi decisi, murature in pietra locale quasi sempre a vista e talvolta eseguiti con leganti, coperture in origine in pietra, a lastre scistose su strutture in legno, attualmente alcune sostituite con coppe e tegole.
In legno sono anche alcuni architravi sopra le porte.
Del tutto scomparsi i pergolati esterni ai rustici che reggevano le viti e le lobbie per i cereali. I collegamenti tra i piani sono realizzati attraverso scale esterne in pietra.
Questa architettura trae origini dalla tradizione costruttiva delle maestranze medioevali e, in particolare, dai maestri comacini della Valle d'Intelvi.
Un poco in disparte sorge la chiesetta medioevale di San Giorgio
La parete settentrionale della navata (sul lato sinistro della chiesa) è occupata quasi interamente da un affresco risalente probabilmente al 1492 (come riportato in un'iscrizione difficilmente leggibile sullo stesso affresco) suddiviso in sei riquadri di differenti dimensioni, distribuiti su due fasce: quattro in quella inferiore e due in quella superiore.
Il più grande di questi, nella fascia superiore, raffigura San Giorgio in sella a un cavallo bianco mentre trafigge il drago con una lancia; sulla destra, si trova una ragazza salvata dal santo, mentre in alto, sullo sfondo, è visibile un castello e, a sinistra, una chiesa.
Accanto a questo affresco si trova la raffigurazione della Vergine in trono col Bambino.
In basso, da sinistra, si trovano l'Arcangelo Michele che pesa le anime, Sant'Antonio abate con il maiale, tipico dell'iconografia dedicata al santo, la Madonna in trono con il Bambino in grembo e, infine, un santo vescovo con paramenti sontuosi, identificabile in san Gottardo, patrono dei mercanti, dei febbricitanti e dei viandanti.
Nel 1983, gli affreschi furono restaurati e costituiscono solo una parte dell'originale decorazione pittorica, che comprendeva anche gli Evangelisti raffigurati nell'abside.
Si ipotizza siano opera di Battista Malacrida da Musso, che ha affrescato anche chiese di alcuni paesi della sponda occidentale del lago.