L’ex Ospedale Psichiatrico di San Niccolò è un grande complesso ai piedi del centro storico di Siena, in origine monastero di fondazione trecentesca, nel quale l’ospedale si insediò nel 1818, dopo la sua soppressione. L’istituto fu all’avanguardia nella cura delle malattie mentali e in particolare nell’utilizzo del lavoro manuale come forma di terapia, grazie anche all’attività dello psicologo pratese Carlo Livi, il quale aveva sviluppato terapie innovative e meno coercitive sul trattamento delle patologie psichiche. Nella prima metà del Novecento fu creato il Villaggio Manicomiale del San Niccolò, colonia industriale femminile, impegnata in attività nei laboratori di tessitura e maglieria. Una volta cessata la funzione nel 1999 – è stato tra gli ultimi manicomi italiani a chiudere - il complesso, esteso su una superficie di 15 ettari, è stato utilizzato quale sede distaccata di alcune facoltà dell’Università di Siena. Il Padiglione Conolly - dal nome dello psichiatra inglese John Conolly, fautore di terapie psichiche prive di metodi violenti, anche se è paradossale che il suo nome sia stato assegnato proprio al padiglione di “massima sicurezza” – era destinato all'isolamento dei “clamorosi”, i malati di più difficile gestione. Realizzato dall’architetto Francesco Azzurri, autore di diverse strutture manicomiali, il Conolly entrò in funzione nel 1876. Si tratta di un edificio eccezionale, sotto due punti di vista. Da un lato, rappresenta uno dei rarissimi esempi italiani di panopticon – l’unico a fini sanitari ancora esistenti nel nostro Paese - la struttura su base circolare ideata nel secondo Settecento dal filosofo inglese Jeremy Bentham, che permette agli organismi di controllo di monitorare costantemente tutti gli ospiti della struttura, sia essa carceraria o psichiatrica. Dall’altro, era stato sviluppato su modello delle celle certosine: ogni ospite disponeva infatti di una stanza dagli angoli stondati in modo che non potesse ferirsi e di un piccolo spazio verde cinto da muri sul retro, a cui potesse accedere liberamente, per “godere dell’aria, del sole e del profumo dei fiori”, secondo le parole dello stesso Azzurri. Il loro utilizzo tramontò purtroppo celermente e il Conolly si ridusse progressivamente a luogo di canonica reclusione dei malati. In epoca fascista venne anche utilizzato come carcere dei dissidenti politici, come ricordano i graffiti incisi sui muri di alcune celle. Queste erano disposte in tre semicerchi di un solo piano, poi sopraelevati negli anni Trenta del Novecento. Oggi si conservano i due laterali con l’originaria struttura articolata in celle - una delle quali ha il tetto crollato – mentre la parte centrale ha mantenuto solo il perimetro curvo, perché è stata trasformata in aula unica dopo l’insediamento dell’Università. Utilizzato negli anni '90 dalla facoltà di Ingegneria, il Padiglione Conolly è abbandonato e inagibile. Un comitato locale guidato da un noto psichiatra senese si è attivato per salvare questo edificio così eccezionale, anche se testimone di un’epoca di non gestione delle malattie psichiatriche, coinvolgendo non solo il territorio, ma anche testimonial d’eccezione come il vignettista Giannelli. Durante il censimento la USL Toscana sudest, proprietaria del padiglione, ha stanziato 500mila euro per la messa in sicurezza delle coperture e pare intenzionata a individuare i fondi per il suo recupero e la riconversione in archivio storico dell’ex ospedale psichiatrico.