OSPEDALE PSICHIATRICO SAN LAZZARO

REGGIO EMILIA

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OSPEDALE PSICHIATRICO SAN LAZZARO
Le origini del complesso risalgono al XII secolo: il San Lazzaro era destinato ad accogliere i lebbrosi, ma già a partire dalla prima metà del XVI ospita anche «invalidi, decrepiti, storpi, epilettici, sordomuti, ciechi, paralitici» e dal sec. XVIII i soli «poveri mentecatti». Nel 1821 si trasforma in «Stabilimento Generale delle Case de' Pazzi degli Stati Estensi». Direttore è il medico Antonio Galloni, che avvia un importante rinnovamento nella vita dell'istituto: ispirandosi ai principi della moderna alienistica francese, abolisce i primitivi e diffusi sistemi repressivi e organizza numerose attività lavorative in cui vengono occupati i ricoverati. Negli anni della direzione Galloni la fama del manicomio reggiano cresce tanto da fare dell'istituto "uno dei pochi ospizi pubblici a cui ricorressero anche famiglie agiate […] per collocarvi i loro malati". La sua struttura viene ampliandosi: l'istituto diviene una vera e propria "cittadella", costituita da numerosi padiglioni: a ovest sono acquisite la Villa Trivelli (poi padiglione Esquirol 1860) e l’attigua Villa Marchi (poi casino Conolly) e a est la Villa Cugini (poi Villa Chiarugi 1870) creando una vera struttura manicomiale a villaggio. Nel 1873 il nuovo direttore Carlo Livi vuole fare del San Lazzaro un punto di riferimento non solo dell'assistenza psichiatrica, ma anche della ricerca scientifica, idee poi perseguite dal suo successore Augusto Tamburini la cui direzione dura fino al 1907 . Il manicomio ha ormai una propria distinguibile fisionomia: è diventato un centro di cura e di ricerca rinomato sia in Italia che all’estero. Numerosi gli interventi di ampliamento degli edifici e le nuove costruzioni: intorno al 1880 si realizzano dieci nuovi fabbricati, tra questi edifici per gli agitati furiosi, cronici tranquilli, infermerie e officine. Dal 1969 il manicomio di Reggio Emilia partecipa alle nuove esperienze di ridefinizione dei paradigmi e modelli concettuali all'interno del sapere clinico che condurranno alla rimessa in discussione delle istituzioni manicomiali, del loro ruolo e delle loro modalità di funzionamento. La progressiva diminuzione delle presenze dei ricoverati, la contemporanea istituzione del Servizio Psichiatrico Provinciale e del Centro di Igiene Mentale infine la promulgazione della legge 180 del 1978 determinano nel 1980 l’abbattimento delle mura di cinta del San Lazzaro. Cessati i ricoveri la struttura chiuderà definitivamente nel 1996. Attualmente il complesso del San Lazzaro occupa un'area di circa 390.000 mq, nella periferia sud est di Reggio Emilia lungo la via Emilia verso Modena. L'intero complesso si presenta come un grande parco, all'interno del quale sono dislocati edifici di varia tipologia ed epoca. Oggi il comparto ospita in parte proprietà dell'Azienda Sanitaria Locale e in parte funzioni universitarie. Entro il padiglione Lombroso è ospitata, dal 2012, la sede del Museo di Storia della Psichiatria inserito nella rete dei musei civici cittadini. Allestito in uno degli edifici simbolo del complesso manicomiale il museo permette ora di evocare la particolare atmosfera che ha caratterizzato nel passato questo luogo di dolore e costrizione. Negli spazi originari, recuperati filologicamente nei materiali e cromatismi lasciando anche visibili le tracce del degrado che ne hanno segnato l’esistenza, sono presentati le tragiche testimonianze del come i pazienti venissero considerati “malati pericolosi per la comunità”: gli strumenti scientifici, di contenzione e di terapia quali camicie di forza, macchine per l’elettroshock, caschi del silenzio per isolare i pazienti, l’urna per la goccia d’acqua. In questi spazi dal 2 marzo 1945 al 6 dicembre 1948 è stato ospitato anche il pittore Antonio Ligabue.
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