ORATORIO SANTA FILOMENA

TREVISO

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ORATORIO SANTA FILOMENA
Oratorio di S. Filomena. Sorge sull'area occupata dall'antica chiesa parrocchiale di S. Bona, esistente fino al 1771. Nel 1908, il parroco di S. Bona, don Natale Reginato, decise di creare un segno tangibile della propria devozione alla santa vergine e martire Filomena, di cui il culto si era diffuso verso la metà del sec. XIX in seguito alla guarigione prodigiosa del curato d'Ars S. Giovanni Maria Vianney, grazie anche al contributo di una persona rimasta anonima e a quello della popolazione. Le offerte vennero segnate in un registro, conservato nell'Archivio Parrocchiale di S. Bona. In esso sono annotate, oltre alle donazioni e ai nominativi degli offerenti, anche le spese effettuate, fino al 1912. Anche il Municipio di Treviso partecipò, con la donazione di mille pietre cotte. Il progetto di edificazione fu affidato al parrocchiano ing. Agostino Biscaro, che prestò la sua opera a titolo gratuito. Il 16 dicembre 1908, il vescovo beato Andrea Giacinto Longhin benedisse la prima pietra, assistito dall'arciprete don Natale, dal cappellano don Pio Bordignon, dai sacerdoti don Carlo Corazza e don Edoardo Lazzarini. Il tempietto venne eretto in onore della natività di nostro Signore Gesù Cristo, di S. Filomena, S. Chiliano, S. Cristina, S. Parisio. La pietra angolare, chiusa in un vaso di pietra bianca, con una pergamena dettata da mons. Carlo Agnoletti, che ricorda il cinquantesimo della ordinazione di papa Pio X e l'Immacolata di Lourdes, venne calato nel lato sud, in Cornu Evangelii. La chiesetta fu aperta al culto l'11 agosto 1911, con la benedizione del vescovo Longhin. Vi fu una solenne cerimonia e l'altare venne consacrato con la posa delle reliquie di S. Cristoforo. Da tale data ogni anno, la seconda domenica di agosto era dedicata alla sagra di Santa Filomena. Nel dicembre 1971, il parroco di S. Bona, don Gino Stradiotto, provvide a restituire alla Pinacoteca Comunale i quadri da questa avuti in prestito per abbellire il tempietto. Rimase la Pala di S. Filomena, dipinta da Enrico Reinhart, posta a tergo dell'altare e un'altra immagine pittorica del sudario. Dal primo gennaio 1972, l'oratorio è chiuso al culto, con grande dispiacere degli abitanti del Galletto. Anzi, corse il pericolo di essere demolito, allorchè venne eretto un fabbricato nelle immediate vicinanze. Presenta pianta ottagonale delimitata sul fondo da un'abside con due gradini che introducono all'altare in marmo policromo sormontato da due colonne con capitelli corinzi che sostengono un timpano curvilineo a conchiglia. La nicchia, che accoglieva la pala di S. Filomena, ora collocata temporaneamente, assieme al sudario, nella chiesa dell'Immacolata, parrocchiale della zona, è incorniciata da un fregio a tarsie policrome. Nella parte superiore dell'abside, il lunettone è decorato con un affresco rappresentante l'adorazione dei pastori. La facciata esterna è divisa in due registri. Quello inferiore presenta al centro un portale delimitato da due paraste sostenenti una trabeazione con lunetta. Ai lati si aprono due nicchie che racchiudono le figure di S. Cristina e S. Chiliano, dipinte dal prof. Pavan Beninato. Già attorno all'anno 1928 risultano quasi completamente cancellate dagli agenti esterni. Il registro superiore, delimitato da una cornice aggettante, è scandita da tre riquadri, di cui quello centrale racchiude un timpano modanato sormontato da una croce. I due esili campanili a cuspide, posti a coronamento dell'abside, donano simmetria e slancio all'edificio. Sulla parete esterna di sinistra, si vedono le tracce di una granata austriaca della prima guerra mondiale sparata dal fronte del Piave ed esplosa nei pressi dell'oratorio. Durante il 2011 si è provveduto al suo restauro: in particolare si è portato all'antico splendore l'affresco della Natività sopra la lunetta dell'altare, il dipinto della Madonna Addolorata nel retro abside, e le pareti interne con relative cornici il tutto sotto la stretta sorveglianza della Soprintendenza delle Belle Arti di Ve
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