A circa un chilometro e mezzo dal centro abitato di Calogna percorrendo una strada sterrata che attraversa un bosco, ci si imbatte in una piccola radura ai piedi del Monte Berto. Qui si può ammirare un piccolo oratorio romanico dedicato a Santa Cristina. Gli storici sono concordi nell'affermare che in questo luogo anticamente vi fosse un villaggio romano, chiamato Tupinum o Topino, successivamente rinominato Santa Cristina, in onore della martire che era conosciuta come preservatrice dalle febbri e pestilenze. Nel 1630, infatti, la peste investì tutta la zona del Vergante, e il piccolo borgo fu talmente colpito da essere completamente distrutto. A testimonianza della sua esistenza fu lasciata solamente la piccola chiesetta più volte restaurata e dedicata alla martire. Il 24 luglio di ogni anno gli abitanti di Calogna celebrano in quel luogo una festa dedicata alla martire vissuta nel periodo storico di Diocleziano. Ella in età giovanissima si accostò al Cristianesimo. Il padre, che era un alto magistrato fece di tutto per dissuaderla, ma la ragazzina rimase fedele al Credo che aveva abbracciato. Iniziò così per lei il periodo delle persecuzioni ordinate proprio dal genitore e poi continuate da altri magistrati. Fu sottoposta alle più strazianti torture dalle quali ne uscì sempre indenne, tra queste si ricordano i morsi delle serpi e la mola che fu poi trasformata in un altare conservato nella Basilica di Santa Cristina a Bolsena. Simboli della martire sono, appunto, la mola, le serpi, le frecce e la palma del martirio.