L’oratorio di Quarto appartiene alla confraternita di S. Bartolomeo, nata a Genova nel sec. XIV e fa parte della Parrocchia di S. Giovanni Battista di Quarto.
Non ci sono notizie certe circa la sua fondazione; è probabile sia stato costruito a seguito del movimento dei Bianchi (1399), considerato che la statua del santo, conservata nell’oratorio, è databile ai primi del Quattrocento.
L’edificio originario è perduto, l’attuale costruzione è il risultato di ristrutturazioni e rifacimenti. Esistono documenti che attestano il crollo dell’edificio tra il 1638 e il 1654, cui fece seguito la ricostruzione.
A seguito della rivolta del 1746, che comportò anche a levante saccheggi da parte degli austriaci, l’oratorio venne spogliato di arredi e argenti.
Le traversie non erano ancora cessate: l’edificio venne adibito a lazzaretto nel 1911-1912 e durante la prima guerra mondiale ospitò prigionieri di guerra austriaci. L’edificio fu nuovamente restaurato nel 1919, la chiusura si prolungò fino al 1948.
Attualmente all’interno dell’oratorio sono custoditi oggetti di pregevole valore, tra i quali: una scultura lignea raffigurante S .Bartolomeo, per la quale i recenti restauri, eliminate le pesanti ridipinture successive, hanno permesso l’attribuzione alla scuola senese dei primi del ‘400; un Crocifisso moro settecentesco attribuito a G.B. Maragliano; un Crocifisso bianco di scuola del Maragliano; una croce processionale ricoperta da pregevoli elementi decorativi in argento; due mazze pastorali in argento (metà XIX sec,) raffiguranti l’una S. Bartolomeo e l’altra S. Giovanni Battista (santo titolare della Parrocchia di cui l’oratorio fa parte); tela raffigurante la Crocifissione, probabile copia di dipinto tardomanieristico; tela raffigurante l’Annunciazione, che arieggia lo stile di G.B. Paggi; cassa processionale raffigurante il martirio di S. Bartolomeo, uno dei pochi esemplari pervenutici di casse precedenti l’opera del Maragliano, opera di Gerolamo del Canto, databile alla prima metà del ‘600.
I personaggi sono proposti in una composizione statica e simmetrica, che enfatizza l’effetto raccapricciante della scena, legata ancora al tipo di religiosità della controriforma.