Nelle colline a nord-ovest di Orvieto, tra le località di Sugano e Rocca Ripesena, alla destra del Fosso del Leone, si trova il manufatto di archeologia industriale dell'ex "Officine Netti", la prima centrale per la produzione di energia idroelettrica progettata e realizzata a partire dal 1893 dall'Ing. Aldobrando Netti. Ad Orvieto il primo edificio ad essere illuminato ad elettricità dal 5 Aprile 1896 fu il Teatro Mancinelli, al quale seguirono l'illuminazione pubblica della città e gli edifici di pubblica utilità. Anche per questo motivo per decenni e fino al Secondo Dopoguerra le Officine Netti sono state non solo un impianto di tecnologia industriale ma anche e soprattutto un simbolo, entrato di fatto stabilmente nell'immaginario collettivo di tutta la comunità orvietana. L'ubicazione stessa della Centrale, isolata in un bosco ripariale sul fosso che drena le acque della valle Tione, è estremamente suggestiva. A seguito di una prima opera di sfalcio e manutenzione delle stradine e sentieri d'accesso realizzata dai volontari della locale Sezione del Cai, promotrice del Comitato di proposta del Luogo del Cuore, il sito è oggi facilmente raggiungibile lungo l'antico itinerario pedestre tra Sugano e Rocca Ripesena. Nonostante i danni del tempo all'interno dell'edificio rimangono del tutto leggibili gli impianti con le due turbine tipo "Pelton" a cucchiai, del 1913, realizzate dall'Ing. Riva di Milano, una aperta ed una ancora integra; una terza turbina, esplorata dal Gruppo Speleo Cai di Orvieto, si trova alcuni metri al di sotto del piano campagna, ancora perfettamente conservata. A monte della centrale si snodano per chilometri pesanti tubature in ghisa di captazione delle acque superficiali e sotterranee, per garantire il necessario afflusso alla centrale. Il manufatto richiede un intervento urgente di pulizia, messa in sicurezza della parte muraria e restauro conservativo degli impianti tecnologici e annessi.