L’area di San Gaudenzio si estende su una superficie di circa 32 ettari collocata ad un’altitudine che va dai 20 al 80 metri sul livello del mare, che si trova a 4 km, e rappresenta un’isola semi naturale di notevole importanza per la parte settentrionale della provincia di Ancona, in quanto si localizza nella fascia collinare sublitoranea ormai quasi totalmente occupata da terreni agricoli
La località deve il nome alla presenza di un sarcofago, fatto costruire dal vescovo Sismondo, contenente il corpo di San Gaudenzio trasportato da Rimini a Senigallia durante una pestilenza nel 590 e oggetto di venerazione da parte di Teodolinda, regina dei Longobardi, che, alla fine del 500, fece costruire sul posto una chiesa a tre navate ed un monastero per i monaci benedettini, anche per la presenza di una sorgente di acqua che alimentava la città.
L’ambiente è caratterizzato da elevata biodiversità floristica, vegetazionale e faunistica: due laghetti con ricca vegetazione palustre, boschi, arbusteti, oliveti popolati di diverse specie di animali.
Le formazioni rocciose che caratterizzano l’area sono di origine terziaria e quaternaria con affioramenti di arenaria, gesso e calcare marnoso, da cui è stata prelevata una ricca collezione di fossili di flora e fauna costudita a presso i Musei tematici di Imola, Bologna e Firenze.
Oltre alla sorgente di acqua che diede origine all’acquedotto, fatto costruire alla fine delle ‘500 da Francesco Maria della Rovere, per rifornire di acqua tutte le fontane di Senigallia,
nell’800 era presente anche una sorgente di acqua sulfurea medicamentosa, paragonabile a quella di Porretta Terme e di Acquasanta, tanto che, nel 1861, Senigallia venne definita “la Nizza delle Marche”.
La diversità ambientale si deve principalmente all’attività di escavazione legata all’antico utilizzo quale Cava per l’estrazione di gesso e di marna destinati all ‘edilizia che si risale al epoca di Sigismondo Malatesta (1430).
Nel 1700 il sito era munito di fornaci x la cottura del materiale e nel 1885 la Società Italiana Cementi inizia lo sfruttamento industriale su larga scala.
Nel 1906 l’area venne acquisita dalla società Adriaportland che fece costruire un nuovo stabilimento con 12 forni e aprì un'altra cava.
I forni di San Gaudenzio vennero spenti nel 1947 e l’edifico che li ospitava articolato in due corpi di fabbrica costituisce un pregevole esempio di archeologia industriale.
Dopo l’abbandono dell’escavazione si sono innescati processi spontanei di recupero del suolo che hanno la necessità di essere supportati da una gestione attiva che li potenzi, in modo da creare le condizioni per proporre di creare un’Oasi Naturalistica come nodo funzionale della rete ecologica delle Marche (REM) e importante centro di studio dei processi dinamici e di correlazione tra formazioni vegetazionali e habitat faunistico.
Peraltro nel 2005 è stata istituita come Oasi faunistica nell’ambito del Piano Faunistico Regionale.
L’Oasi Naturalistica di San Gaudenzio, insieme all'ambiente agricolo nel cui territorio si inserisce e che conserva ancora elevati elementi di naturalità e bellezza paesaggistica, oltre a essere ad essere fruita dagli abitanti di Senigallia per usi ludici, didattici, ricreativi e per attività sportive, costituirà una diversificazione dell’offerta turistica della città, ovvero consentirà, oltre al turismo balneare, un turismo verde o ecoturismo, che è in costante espansione e che è “ vacanza natura”, perché dà un contributo importante al raggiungimento di quella educazione ecologica diffusa che è alla base della crescita civile del Paese e della prevenzione dei danni ambientali alla quale ogni cittadino può e deve dare il proprio contributo.