Il complesso rinascimentale denominato Ninfeo di Bramante e` una pregevole architettura risalente ai primi anni del XVI secolo, attribuita al noto architetto e pittore Donato Bramante (1444-1514), uno dei maggiori uomini d’arte del Rinascimento.
La grandiosita` e magnificenza di questa imponente opera, che coniuga le reminiscenze della classicita` romana con le aspirazioni del classicismo rinascimentale, sono volte a creare un luogo suggestivo e magico, appartato sul bordo di un corso d’acqua e circondato dal verde dove il progettista ha voluto dare vita a un’armoniosa interazione tra l’uomo e la natura, testimoniando modelli di vita e di costume dell’aristocrazia rinascimentale.
Il "Ninfeo" vero e proprio consiste in un casino con facciata a loggia di tre campate, aperta verso la valletta e absidata sui due lati corti. Dietro al portico si estende in parallelo un ambiente rialzato costituito da tre vani rettangolari voltati a crociera, le cui pareti sono articolate da nicchie circolari e rettangolari, il vano centrale è absidato. Sul fianco nord di questo ambiente si trova una stanza ottagona che presenta grandi nicchie disposte diagonalmente, con sedili al loro interno che consentivano di riposare
Le arcate della facciata poggiano su massicci pilastri con un ordine gigante di semicolonne sul fronte e inquadrano prospetticamente le retrostanti tre serliane, che a loro volta si aprono sugli spazi dell'ambiente absidato interno.
L’intera costruzione è caratterizzata dall’ordine tuscanico declinato in cinque diverse proporzioni, coordinate tra loro: le semicolonne giganti della facciata, le paraste che sorreggono gli archi d'imposta delle volte, le colonne e le paraste delle serliane, le lesene maggiori e minori delle esedre.
Con certezza l'edificio non fu costruito in un'unica fase, come attestano numerose discordanze architettoniche rilevate dai diversi studiosi. Alla prima fase della fabbrica appartiene il corpo centrale, costituito dal loggiato e dall'ambiente absidato, organismo omogeneo progettato secondo una regola geometrica esatta. Alla seconda fase della fabbrica appartengono i due corpi laterali, caratterizzati dalle finestre bugnate in travertino; le loro proporzioni esulano, infatti, dal modulo che governa il corpo centrale. L'aggiunta del corpo laterale sul fianco sud comportò l'apertura di un portale architravato che sostituì l'absidiola centrale.
L'edificio forse non fu mai terminato come dimostrano le buche pontali mai chiuse, l'assenza di fuliggine nella canna fumaria del forno e altri indizi. Vicende politiche e familiari ne determinarono l'abbandono: lo stesso Ninfeo fu affittato come rimessa di bestiame vaccino e tale restò fino al XVIII secolo.
Ai problemi strutturali si aggiunsero certamente gli effetti del terremoto del 1703, probabilmente causa del cedimento del pilastro a nord e della caduta delle volte. I documenti riferiscono che il pavimento restò ingombro di gran quantità di cementi crollati.
L'aspetto dell'edificio richiama la tipologia di taluni ambienti termali antichi, quali le Terme di Diocleziano, e anche lo schema di quel che restava della basilica di Massenzio, tanto che tra Seicento e Settecento si venne formando l'idea che si trattasse di un edificio termale antico ("Bagni di Antonino Pio"). Solo a fine Ottocento fu riconosciuto da Giuseppe Tomassetti come opera di età rinascimentale. Giovannoni, nel Novecento, lo giudicò opera di scuola bramantesca. Più recentemente Frommel e Bruschi hanno attribuito con convinzione la progettazione a Bramante stesso.