Situata in un'area storico.archeologica di grande interesse ( a pochi metri di distanza, si trovano il Nuraghe Luche, dalla classica struttura monotorre e con tracce di un villaggio nuragico, formato da capanne circolari di cui si vedono i contorni; un ponte di epoca romana e una chiesetta, probabilmente secentesca), la necropoli di Molia è venuta alla luce nel 1976, durante i lavori per la costruzione della strada a scorrimento veloce; databile tra il 3500 e il 2700 a.C., è formata da dieci domus de janas, scavate in una collina di tufo per opere delle popolazioni appartenenti alla Cultura di Ozieri. Furono riutilizzate fino all'Età del Rame, durante il periodo della Cultura del Vaso Campaniforme tra il 2000 e il 1800 a.C. circa.
Due degli questi ipogei, il I ed il VII, possono essere considerati come tra i più articolati e vasti di tutto il Mediterraneo, con numerose affinità con lipogeo di Hal Saflieni a Malta.
Di grande interesse la tomba più grande, situata sul fianco sud-orientale della collina: formata da un dromos (corridoio d'accesso scavato nella roccia), lungo circa 24 m, e con una larghezza media di 4 m, da un'anticella di grandi dimensioni e da undici celle.
L' ipogeo è uno dei più articolati e grandi della Sardegna.
Particolarmente interessante anche un'altra tomba, costituita da un dromos e da sedici celle disposte in maniera simmetrica, caratterizzata dalla presenza di elementi architettonici scolpiti come lesene, banconi e architravi, e per tre celle totalmente dipinte di rosso. La peculiarità di tale colorazione sta nel fatto che, l'intonaco utilizzato sulle pareti interne e la vernice rossa ( probabilmente ocra), sono elementi che raramente si ritrovano nelle necropoli.