NAVIGLIO

BOMPORTO, MODENA

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NAVIGLIO
IL SOSTEGNO DI BOMPORTO Il sistema fluviale e le reti d’acqua sono stati fino all’inizio del secolo scorso il cardine per la sussistenza degli insediamenti umani nella civiltà della bassa pianura modenese. Di conseguenza, fondamentale fu arginare i corsi dei fiumi, realizzando opere ingegneristiche di straordinaria rilevanza: tra queste il Sostegno di Bomporto sul canale Naviglio rappresenta un modello insuperato. Il Naviglio collegava Modena, capitale del Ducato, al Panaro, garantendo una tratta navigabile fino al Po e all’Adriatico. Il Naviglio iniziava il suo corso da Palazzo Ducale, si sviluppava lungo l’attuale Corso Vittorio Emanuele II, voltava alla Darsena e correva per 15 km fuori dalla città in aperta campagna, per sfociare finalmente nel fiume a Bomporto. In questo tragitto il Naviglio, denominato anche Canale delle Navi, era suddiviso in quattro tronchi navigabili, interrotti da sostegni a conca ubicati presso i Mulini Nuovi, Bastiglia, Bomporto e l’ultimo realizzato in ordine di tempo ad Albareto nel 1826. La costruzione della struttura di Bomporto fu voluta dal Duca Francesco III all’interno dell’ambizioso programma di rinnovamento dello Stato Estense. L’opera fu progettata nel 1767 dall’ingegnere modenese Francesco Zannini, con la direzione del Marchese Ippolito Bagnesi, e fu posta in attività nel 1780. La sua funzione principale era agevolare la salita e la discesa delle barche, risolvendo il nodo nevralgico dello sbocco nel Panaro. Il Sostegno è formato da una vasca o conca ottagonale, nella quale confluisce il Naviglio, ed è delimitato da arginature in possenti mura di mattoni e da rive collegate in quota da rampe per i cavalli, ancora esistenti. Sui due lati di intersezione con il canale, la vasca era munita di saracinesche per gestire il deflusso e quindi governare il livello delle acque, consentendo al catino di innalzarsi o di discendere, colmando le quote di dislivello e facilitando il passaggio delle imbarcazioni anche nei periodi di acque basse. Dal ponte attuale, affacciandosi sulla conca, il visitatore si trova sopra alle porte di sbocco inferiori, oggi prive dei battenti. Il funzionamento del Sostegno è così sintetizzabile: nella direzione di provenienza ad esempio da Modena verso il Panaro con lo sbarramento ottenuto chiudendo le porte a battenti inferiori sul lato del fiume, l’acqua salendo nella conca per mancanza di deflusso eguagliava il livello del Naviglio. A quel punto approdata nella vasca, la barca si arrestava e venivano abbassate e chiuse le chiaviche a sollevamento superiori sul versante di Bastiglia. Scaricando fuori l’acqua in eccesso nella conca attraverso sportelli girevoli, inseriti nelle porte a battenti, si raggiungeva nuovamente il livello più basso del Panaro e riaperte le porte inferiori, la barca poteva riprendere la navigazione. Analogamente in senso opposto, il Sostegno operava alla stessa maniera. Con l’avvento del trasporto prima ferroviario e poi stradale si sancisce la fine dell’utilizzo del Naviglio come via d’acqua, con l’ultima nave che ne ha solcato il corso nel 1923. Il disuso condusse inevitabilmente all’abbandono e alla decadenza del Sostegno. Ancora nel 1907 una Commissione ministeriale definiva il Sostegno “opera insigne, vera rarità del genere”. LA CIVILTA’ DELLE ACQUE: IL SOSTEGNO DI BOMPORTO Il sistema fluviale e le reti d’acqua sono stati fino all’inizio del secolo scorso il cardine per la sussistenza degli insediamenti umani nella civiltà della bassa pianura modenese. Di conseguenza, fondamentale fu arginare i corsi dei fiumi, realizzando opere ingegneristiche di straordinaria rilevanza: tra queste il Sostegno di Bomporto sul canale Naviglio rappresenta un modello insuperato. Il Naviglio collegava Modena, capitale del Ducato, al Panaro, garantendo una tratta navigabile fino al Po e all’Adriatico. Il Naviglio iniziava il suo corso da Palazzo Ducale, si sviluppava lungo l’attuale Corso Vittorio Emanuele II, voltava alla Darsena e correva per 15 km fuori da
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