MULINO PESTASASSI STRINGA

NOVE, VICENZA

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MULINO PESTASASSI STRINGA
Il Mulino Pestassi testimonia un periodo storico in cui l’attività proto-industriale di un piccolo borgo era in grado di competere con il resto dell’Europa. Nel XVII secolo la grande diffusione e la crescente richiesta in tutto il vecchio Continente delle preziose porcellane cinesi indusse i ceramisti olandesi a imitarne la lavorazione, invadendo anche i mercati della Serenissima. Per ostacolare tale pericolosa concorrenza ai prodotti interni nel 1728 il Senato veneziano stimolò la produzione autoctona. Giovanni Battista Antonibon colse l’occasione aprendo nella vecchia casa paterna di Nove una fabbrica di ceramiche e il figlio Pasquale riuscì nel 1762 nella produzione della porcellana. Nel 1770 si diffuse in Italia la terraglia, un impasto ottenuto in Inghilterra fin dal 1725 e ancora una volta la manifattura Antonibon, sotto la direzione di Giovanni Maria Baccin, produsse nel 1786 un impasto che imitava perfettamente quello inglese. Tra il 1780 e il 1786 Baccin ristrutturò e adattò alla lavorazione di argilla, utile alla produzione della terraglia “ad uso inglese”, anche il mulino ad acqua Pestasassi, costruito per altri scopi nel secolo precedente, come attesta la data 1638 incisa sul camino esterno. In particolare l’opificio era destinato appunto a “pestar sassi”, ovvero a macinare i cristalli di quarzo e di carbonato di calcio provenienti dal fiume Brenta per la preparazione degli impasti ceramici e per polverizzare e amalgamare le “fritte”, le basi vetrose per le vernici e gli smalti. Nel 1817 il Mulino è passato in eredità alla famiglia Cecchetto che ha continuato a produrre impasti e vernici, oltre che per la propria fabbrica, anche per altre manifatture ceramiche del borgo fino al 1960. Nel 1965 è stato acquistato dal ceramista Carlo Stringa, che ha restaurato l’edificio e le ruote idrauliche e ne ha reso possibile l’accesso al pubblico. Segnalato nel 2004 da abitanti, studenti e visitatori, il mulino Pestasassi, ormai non più produttivo, è mantenuto con zelo e passione dalla famiglia Stringa. Conservato nella sua struttura originale, l’opificio riveste un eccezionale interesse sul piano dell’archeologia industriale e costituisce una fondamentale testimonianza per la storia della manifattura ceramica: il mulino è infatti senza riscontri in tutta Europa per antichità e completezza dei macchinari, tuttora funzionanti a scopo didattico.
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