Il mulino di Boldara sorgeva nel bel mezzo di una palude che si estendeva tra Boldara e Cintello sulle acque del Lemene o di sue derivazioni; si trovava nel territorio degli abati sestensi. Nei secoli tuttavia il complesso molitorio cambiò proprietario molte volte. È interessante sapere che in origine il mulino era dotato di tre ruote, una sega, ed un maciolo ofollo per la battitura dei panni di lana. Le principali attività erano quindi la macina dei grani, la segheria di legnami e la battitura delle stoffe. L’attuale complesso risente di molti interventi di ricostruzione che lo hanno portato all’aspetto attuale. In funzione fino agli anni sessanta, non utilizzava però più l’originale salto dell’acqua. L’edificio, ora inagibile si trova in una zona di grande interesse naturalistico, tra il fiume Lemene e la roggia Battiferro, rinaturalizzata da volontari locali, i quali hanno messo a dimora un gran numero di alberi autoctoni, ripopolando le acque con alghe e piante acquatiche.
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