Alvisopoli è conosciuta per la trasformazione urbanistica portata a termine nell’Ottocento dal conte Alvise Mocenigo. I Mocenigo, della casa di San Samuele, erano una delle famiglie più importanti e illustri della Serenissima, che nel Seicento avevano qui acquistato un vasto latifondo con un piccolo centro rurale chiamato “Il Molinat”. Nelle intenzioni del nobile veneziano, il piccolo centro doveva ben presto trasformarsi in una “città ideale”, che doveva portare il suo nome. Egli però non ideò Alvisopoli come una “copia” di altre grandi proprietà terriere, ma volle costruire qualcosa di estremamente nuovo, senza alcun precedente per i criteri con cui la impostò: immaginò un complesso autosufficiente, una polis, dotata di tutte quelle risorse di cui una comunità media ha bisogno. Alle naturali prevalenti risorse d’agricoltura Mocenigo si preoccupò di affiancare un impegno “industriale” che andava dalla filatura alla tessitura, cercando di utilizzare fibre vegetali coltivate in loco. Furono anche introdotte in modo sperimentale la barbabietola e il riso, coltivato con la tecnica delle risaie piemontesi. L’alternanza tra aree umide e terreni asciutti, che aveva caratterizzato prima della trasformazione fondiaria i terreni prevalentemente paludosi. Anche il piccolo borgo rurale fu radicalmente trasformato dal punto di vista urbanistico: Alvise Mocenigo pianificò, infatti, la costruzione di numerosi fabbricati sia di carattere produttivo che residenziale: le grandi barchesse, la pila per il riso, una fornace per laterizi, il mulino. Il mulino si trova al margine nord del parco di pertinenza di Villa Mocenigo, ed è raggiungibile attraverso due sentieri. La data di costruzione dell’edificio non è nota, ma per certo prima che Alvise I Mocenigo realizzasse il suo sogno. Il mulino nel 1843 aveva raggiunto le sue massime dimensioni. In alcune foto del 1900 e’ visibile invece la sua riduzione e quello che oggi si vede e’ solo una piccola parte dell’intero complesso.
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