Opera di architettura moderna degli architetti del Gruppo BBPR
Il monumento funebre a Rocco Scotellaro ( 19 aprile 1923- 15 dicembre 1953) fu realizzato nel 1957 su un’area cimiteriale concessa dal comune di Tricarico. Su proposta di Carlo Levi, furono coinvolti nella definizione del progetto, approvato già nel 1955, alcuni prestigiosi architetti milanesi, noti come il Gruppo BBPR, cioè Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti ed Ernesto Nathan Rogers. Non estranei a simili iniziative architettoniche, essi avevano già nel '45 progettato il monumento ai caduti nei campi di concentramento, eretto al cimitero monumentale di Milano, in memoria del loro collega Gian Luigi Banfi, morto a Mauthausen.
Nell'ubicazione della tomba di Scotellaro gli architetti privilegiarono il muro di cinta che limita il cimitero di Tricarico verso oriente, da dove in lontananza si scorge la valle del Basento, quel «versante lungo del Basento», che è tema ricorrente nella sua poesia; su di esso ne inserirono uno più alto con un'apertura che inquadrasse tale panorama.
Il monumento venne concepito ed eseguito in blocchi di pietra locale incastrati e sovrapposti in modo che l'apertura più ampia della base si andasse restringendo verso l'alto, quasi a simboleggiare un anelito spirituale. Pur firmato dallo Studio BBPR, è probabile che il progetto sia stato ideato da Ernesto Rogers, sulla scia delle suggestioni pervenutegli da Carlo Levi, nonchè dalla lettura di È fatto giorno e delle interviste di Contadini del Sud.
Rogers ed il suo gruppo, rappresentanti di quella tendenza del Movimento moderno nota come storicismo, fecero incidere sulle pietre del monumento funebre i versi finali della poesia "Sempre nuova è l'alba", Scotellaro ben sapeva che la storia racchiude il passato nel presente, presagendo il domani, come testimoniano i suoi versi diventati esemplari: «Ma nei sentieri non si torna indietro. / Altre ali fuggiranno / dalle paglie della cova, / perchè lungo il perire dei tempi / l'alba è nuova, è nuova».
Belgiojoso, Peressutti e Rogers, esponenti tra i più qualificati di questo movimento, con Ridolfi, Albini, Gardella, Quaroni, portarono la vicenda architettonica dell'Italia alla ribalta internazionale del dopoguerra. La carica ideale che animò il lavoro e l'esistenza di questi architetti traevano origine, peraltro, dal loro coraggioso impegno antifascista, tradottosi nella militanza nel Partito d'Azione.
In questo contesto culturale, dunque, la figura e la carica morale di Scotellaro, simbolo delle lotte contadine e del riscatto del popolo meridionale, non poteva non assumere un valore emblematico. Perciò, se «la devozione di Rogers per Scotellaro chiariva, con un monumento funebre, il dovere di saldare in un'unica tradizione la cultura popolare e quella di élite», come afferma Appella, questo poeta diventava, oltre che motivo per rendere più dichiarate le tendenze dell'architettura italiana, anche indicativo dei termini con cui «la cultura del Nord visse in quegli anni le aspirazioni del Sud».
Il monumento, che necessita di un’opera attenta di restauro e valorizzazione, assume un alto valore simbolico nell’ottica della promozione della figura di Rocco Scotellaro che oggi più che mai risulta di grande attualità anche fra le giovani generazioni e riscuote interesse da parte di studiosi e intellettuali provenienti da tutta Italia e dall’estero.