L'artista che ha progettato il Monumento si è verosimilmente ispirato alla forma geometrica di un pozzo carsico/artificiale verticale usato per gettarvi dei nemici politici anche alla fine della seconda guerra mondiale, cavità chiamata foiba.
Nella fattispecie, la torre cilindrica, che i triestini chiamano in modo dissacrante e leggero, il "porta CD", ricorda proprio la tromba dell'ascensore della miniera di carbone di Basovizza, sul carso triestino, poi usata come foiba.
Ma la circostanza di come sia nata l'idea del Monumento e di come/chi abbia scelto il nome al Monumento non è chiara. La notizia, all'epoca del progetto del Monumento, destò l'interesse della cittadinanza e di vari correnti politiche. Pare che il Monumento sia ufficialmente dedicato, dal Comune di Trieste, alle vittime di tutti i totalitarismi, ma ciò stride con l'evidente forma che richiama quella di un orrido, di un abisso.
L'opera è parte integrante di una fontana, nel cuore del capoluogo giuliano.
Il Monumento, inoltre, non ha alcuna targa (a parte quelle di acqua non potabile e divieto di calpestare la fontana) a ricordare cosa esso rappresenti ed i turisti, ignari, lo osservano distrattamente, bivaccandoci, senza avere la minima idea di cosa sia.
Questo Luogo del Cuore nasce dalla volontà di approfondire la vera storia del Monumento e di sollecitare la posa di una targa esplicativa. Qualunque sia l'esito di questo approfondimento che il Luogo intende suscitare, il Monumento ricorda, comunque, delle vittime e, come tale, dovrebbe essere valorizzato, tutelato e, soprattutto, esplicitato con una targa che manca da molti anni.