Il monte Tifata è un rilievo montuoso alto 602 m appartenente all'Appennino campano, situato sul confine nord della pianura campana in provincia di Caserta. Il nome deriva dai lecci presenti, infatti Tifata nell'antica lingua del luogo (quella degli Osci) significa "leccio". Intorno al 216 a.C secondo quanto fu riportato da Silio Italico, “Annibale si accampa sul Tifata dove il colle sovrasta le mura più da vicino e di là osserva la città.”
E nella “Storia civile della fedelissima città di Capua ….” di Francesco Granata 1752
… In questo stesso Monte, là dove la pianura si estende, che dicesi di Montanino, fu lungamente accampato Annibale col suo poderosissimo esercito , la prima volta tornato dalla vittoria di Canne, e la seconda volta dalla conquista di Taranto , per soccorso de' Capuani assediati da' Romani; essendovi fin oggi alla costa di Montanino un certo spazio, che fin da allora ritiene il nome di Padiglione , come oggi al Padiglione vi si dice , per l’ antica tradizione d'essere stata in quel luogo situata la tenda , e 'l padiglione d'Annibale. Lo scrive Livio …
Da qui, camminando Lungo tutto il percorso, praticamente sul crinale della montagna, si può vedere, da un lato, la pianura che arriva al mare, mentre dall'altro la piana di Monte Verna e la città di Caiazzo. In effetti il Tifata fa un da spartiacque tra la pianura urbanizzata ed industrializzata della provincia di Napoli e Caserta ed un territorio che resiste nella sua vocazione agricola e che fa ancora parte della provincia di Caserta. Sulla piccola vetta posta a sud est della cima più alta troviamo il Tempio di Giove Tifatino. Il tempio ne occupava la sommità a 526 m s.l.m..
Il rinvenimento fortuito nel 1996 di tre lastrine di bronzo, con fori per chiodi di fissaggio alla parete del tempio, e con dediche votive a Giove Tifatino (“ex-voto”), hanno consentito di localizzare con precisione il punto in cui il tempio si trovava sepolto.
Sul sito sono evidenti alcune strutture del tempio come le fondazioni calcaree, i riempimenti artificiali di pietrame e malta la cella ad ambiente unico con una breve gradinata. Tempio ormai diruto e non grandissimo (misurava all’incirca 10mt x 7mt ) la cui fronte principale si trovava ad ovest verso l’antica città di Capua tale da poter essere visto agevolmente. Pochi anni orsono fu riposta la Croce in sostituzione della vecchia, logorata dai temporali, collocata dal gruppo Scout di Capua negli anni '80. Ciò fu possibile grazie al progetto dell’Area SIC (Siti di Importanza Comunitaria) Campania specifico per il Monte Tifata.
La nuova Croce portava in sé innovazioni tecnologiche oltre ad essere più grande della precedente. Era fornita di pannelli fotovoltaici che assicuravano così energia all’ impianto di illuminazione notturna.
Non passò molto tempo che tutto l’impianto fu trafugato.
Proprio sulla sommità si possono scorgere antiche mura dei tempi passati. Lo storico M. Monaco riferisce che il monte venne chiamato monte S.Agata; la presenza poi, in un a grotta, nei pressi della Cappella prossima alla vetta, di una santa eremita, S. Offa, vissuta verso il 1070, contribuì certamente a rendere il monte, luogo di pellegrinaggio e devozione, facendolo pure chiamare a lungo col nome di Monte S. Agata. Non si può escludere che la cappella sia sorta sul luogo o nei pressi di altro tempio pagano.
Dal medesimo storico viene riferito pure che S. Nicola, passando per Capua, si recò al Tifata e distrusse il tempio di Diana, dopo di che i capuani costruirono la cappella dì S. Nicola sulla vetta del monte S. Agata cui mutarono così il nome in quello di S. Nicola. Altre importanti testimonianze si trovano lungo le pendici del monte Tifata; il suo versante sud occidentale, che gravita verso il sito dell'antica città di Capua, conserva molti evidenti resti della presenza romana che ne occupò le pendici e la sommità con impianti di ville agricole, di acquedotti, di postazioni di difesa e di monumenti funerari.