Il Culmine di Dazio (con termine dialettale, Cólmen o Cùlmen, m. 913), con il suo inconfondibile profilo arrotondato, si pone come spartiacque fra la media e la bassa Valtellina, fra la piana di Ardenno, ad est, ed il conoide di Talamona, ad ovest. Qui l'andamento rettilineo della Valtellina, da Tirano ad Ardenno, subisce una brusca interruzione e descrive una doppia curva, proprio perché il fondovalle, nel suo corso sull’asse est-ovest, si trova la strada sbarrata da questa formazione montuosa.
Di essa scrive il Guler von Weineck, già governatore per le Tre Leghe Grigie della Valtellina nel 1587-88, nell'opera "Rhaetia", pubblicata nel 1616: “All’estremo di questa pianura (di Dazio), verso mezzodì, sorge un piccolo monte, detto Colma di Dazio: è dirupato, sterile e roccioso, ma sulla cima ha una piccola pianura; ivi si notano le rovine di un antico castello e parimenti cisterne, cunicoli sotterranei e miniere di ferro abbandonate.”
don Giovanni Libera, nella sua "Cronistoria di Caspano e dei paesi limitrofi" (Como, 1926): "Nel 1804 Pini e Moscati esaminarono l'oro nelle montagne di Porcido, e giudicarono non convenirne l'estrazione per causa, credo, delle strade malagevoli che ne rendevano troppo ardua l'impresa...". Nella medesima opera si legge pure: "ll Colmo o Culmine è una montagna che si è sgarbatamente piantata fra Dazio e l’Adda, che, se si tirasse un po’ indietro, potrebbe diventar gradita; ma invece incombe addosso al paese proprio da mezzodì, sicché d’inverno gli ruba il sole fino ad ora tarda. Sulla sua cima dovea un dì sorgere un castello, di cui non v’ha più traccia...