Una corazzata fra le nuvole, una gigantesca sentinella sulla cima di un monte, messa a guardia dei confini nazionali e poi ferita a morte dal progresso tecnologico. E’ la storia dello Chaberton, il forte più alto d’Europa, un primato italiano che costituiva uno dei principali capisaldi del Vallo Alpino. Era, quest’ultimo, un sistema di fortificazioni (paragonabile alla Linea Maginot) nato già alla fine dell’800 e poi fortemente implementato da Mussolini per proteggere i confini con la Francia, la Svizzera, l’Austria e la Iugoslavia.
Immaginiamo, nell’alta Valle di Susa, la vetta di un monte aguzzo e roccioso, alto 3130 metri, con la cresta sbancata e modificata. Su questa piattaforma, una fila di otto torri di pietra sovrastate da cupole di acciaio di tipo navale, completamente girevoli, armate ognuna con un micidiale cannone da 140/39 mm. Questa era, dunque, la Batteria del monte Chaberton, una pazzesca sfida alla natura - e alla vicina Francia - che per la sua costruzione costò enormi fatiche a militari e civili.