MONTE CAVO

ROCCA DI PAPA, ROMA

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MONTE CAVO
La vetta di monte Cavo, di quello che anticamente era il Mons Albanus, ha un’importanza storica paragonabile a pochissimi altri luoghi al mondo. Forse soltanto l’Olimpo, in Grecia, può dividere con monte Cavo il ruolo di faro religioso della civiltà classica occidentale. Il santuario di Giove Laziale che vi sorgeva ben prima della fondazione di Roma (parliamo di circa tremila anni fa) può essere considerato la culla della latinità. La letteratura è piena di riferimenti al nostro monte e, senza disturbare Tito Livio, basterà guardare un’immagine del Foro Romano dal Campidoglio per rendersi conto - con Andrea Carandini, il più noto archeologo romano attuale - dell’allineamento perfetto e certamente non casuale dell’Auguraculum con la cima del monte Albano. Bene, in qualsiasi altro paese un posto così sarebbe oggetto della massima cura: un gioiello da tutelare e mostrare con fierezza al resto del mondo. Qui no. Il convento costruito con le pietre del tempio di Giove cade a pezzi, ridotto a un semplice supporto per le antenne delle radio private. Ma c’è di peggio: che l’antico edificio sia stato acquisito da una società privata è già un fatto opinabile, ma che l’intera zona sia recintata e chiusa al pubblico, pur insistendo sull’antica Via Sacra, ovviamente demaniale, è un'altra circostanza da chiarire. Ma quello che interessa è trovare una soluzione che consenta di restituire a noi Roccheggiani e a chiunque altro lo desideri la possibilità di salire sulla vetta del monte e godere di un ambiente meraviglioso senza rischiare la pelle e senza che nessuno ci chiuda un cancello in faccia. (Carlo Guarinoni)
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